Ornella Vanoni nell’eternità

Ornella Vanoni non c’è più, si è spenta ieri sera all’età di 91 anni a causa di un malore.

Questa grande ed immensa artista, che si è guadagnata il posto d’onore tra i personaggi che hanno fatto la storia della canzone e della televisione Italiana, mancherà a tutti.

La sua storia bene o male la conosciamo tutti, chi invece ha voglia di saperne di più troverà tanto materiale e tante storie sopratutto nel libro della sua autobiografia “Vincente o perdente”.

Purtroppo non ho mai avuto la fortuna di vederla dal vivo, ma è uno di quei personaggi che riusciva a parlare a cuore aperto andando dritto a toccarti l’anima. Per questa caratteristica raggiungeva comunque tutti, grazie al programma di Fabio Fazio, complice anche l’età e la sua ironia senza freni, ormai faceva parte della vita di ognuno di noi.

Strana a volte la vita, i suoi esordi nel programma “Fatti e fattacci” con Gigi Proietti e l’epilogo a “Che tempo che fa”, quasi dovesse chiudersi un cerchio.

In tanti l’hanno amata, in pochi l’hanno odiata, per quella sua necessità di vivere, di essere se stessa senza compromessi.

Molti sono gli artisti, suoi compagni di “viaggio” ed amici che in queste ore la stanno omaggiando con i loro messaggi.

Certi caratteri e personalità devono essere per noi un esempio positivo di come si debba apprezzare la vita in ogni istante anche quando fa più male, perché è in quei momenti che traiamo la forza per risollevarci ed andare avanti e conosciamo meglio noi stessi.

Se leggerete il suo libro capirete cosa intendo.

“Eternità, spalanca le tue braccia – Ornella Vanoni é là- accanto alla felicità che dorme”[tratto dal testo L’Eternità].

Foto: proprietà di @ornellavanoniofficialpage Instagram

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Leggi anche Vincente o perdente. Una splendente Ornella Vanoni.

Diane Keaton. Ultimo saluto del mondo dello spettacolo ad una grande attrice

Il mondo dello spettacolo dice addio a Diane Keaton, che si è spenta all’età di 79 anni. “Un’attrice di grande talento, anche se lei non se ne rendeva conto” così la ricorda Jane Fonda su Instagram.

Diane Keaton, si è fatta apprezzare come musa di Woody Allen, ma ha saputo farsi spazio nel mondo dello star system hollywoodiano riuscendo ad interpretare ruoli differenti, dando sempre carattere ai suoi personaggi.

Tutti quanti almeno una volta abbiamo, riso, pianto o saltato di gioia grazie alle sue interpretazioni; ruoli che interpretava con passione facendone emergere tutti colori delle emozioni.

Ciò che però cattura sempre l’attenzione è quel suo sorriso generoso ed al contempo timido, imbarazzato, di chi ancora non si è abituato alla propria fama, ma che riesce comunque a incantare lo spettatore.

Molte colleghe hanno voluto omaggiarla con parole di stima e sincero affetto, ciò rafforza l’immagine di Diane Keaton come una persona di enorme valore non solo sul piano professionale ma anche su quello personale.

La Keaton è stata una delle prime attrici ad uscire dagli schemi rigidi imposti dal mondo dello spettacolo che volevano attrici sempre perfette in tutto, ha saputo essere diversa ed autentica, aprendo la strada ad un nuovo modo di recitare. Per questo motivo come dice Meryl Streep “Diane non se ne va davvero.”; ma continuerà a vivere in tutte le donne ed attrici che oseranno essere vere.

Per conoscere meglio Diane Keaton leggi anche la sua biografia

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Instagram: @Cultura_al_vento

Immagine: proprietà di Diane Keaton fonte profilo Instagram @diane_keaton

Addio a Franco Santopolo

Appresa ieri sera la notizia della scomparsa di Franco Santopolo, agronomo ed intellettuale poliedrico catanzarese. Doveroso per me spendere qualche parola a ricordo di chi ho conosciuto durante i corsi di storia e di aggiornamento sui cambiamenti ambientali, in un ambiente ricco e prolifero di dibattiti e ricerca di innovazione qual’è la Suola interdisciplinare cosmopolita.

Purtroppo non ho fatto in tempo a conoscerlo di persona, in qualche modo la sua scomparsa mi ha molto toccato. Forse per quel misterioso meccanismo che si crea quando delle vite si incontrano e si conoscono anche solo attraverso la lettura di articoli o lo scambio di opinioni, o il far parte di una stessa realtà dove si è condiviso un percorso e ci si propone di portare avanti le stesse battaglie.

Mancherà il suo contributo attivo come esperto della natura; grazie alle sue competenze era molto apprezzato e stimato in ogni ambiente, per il suo acume e la sua capacità di vedere oltre gli schemi rigidi della disciplina.

Così lo ricorda Il proff. Piero Bevilacqua (ideatore della sopracitata scuola) sul quotidiano La Nuova Calabria : “Dotato di una straordinaria memoria, era in grado di connettere i fenomeni naturali più diversi, spaziando genialmente dalla botanica all’entomologia, dalla chimica alla biologia. Ma Franco era anche un cultore delle scienze umanistiche, un lettore appassionato di testi letterari, e un autore prolifico di scritti di saggistica  sociologica e politica, di poesia, di letteratura, pubblicati autonomamente o su riviste. Negli ultimi anni era stato un costante collaboratore della rivista Albatros.

Pur provenendo da studi tecnici, aveva sin da ragazzo manifestato un interesse entusiastico per i fenomeni letterari del Novecento. Erano i primi anni ’60, quando, insieme ad altri giovani catanzaresi, pubblicò su un foglio d’avanguardia una brillante intervista a Pier Paolo Pasolini che si trovava in visita a Catanzaro. Da lì prese avvio la formazione di un piccolo gruppo di entusiasti in formazione, che diedero vita al circolo culturale “Piero Gobetti”, arrivando a pubblicare due numeri di una rivista che si intitolava, nientemeno, Il Manifesto, in omaggio, ovviamente, al celebre testo di Marx ed Engels del 1848. Facevano parte di quel gruppo giovani che avrebbero fatto strada nel campo degli studi e delle arti, oltre che delle professioni. Da Gianni Amelio a Mario Alcaro, da Giulio Jannuzzi a Marcello Furrjolo, da Nicola Ventura a Nuccio Marullo, a tanti altri che in questo momento di emozione non rammento. “

La sua scomparsa come si può vedere ha toccato molte persone, sia del monto intellettuale che politico catanzarese. Era molto attivo anche nelle battaglie portate avanti da Italia Nostra sezione Catanzaro, alle quali contribuiva non sono con le sue competenze, ma sopratutto con l’ottimismo e la motivazione di chi lotta per ciò in cui crede.

Chi lo ha conosciuto dovrà fare tesoro del suo esempio e continuare a lottare con vigore le battaglie che di qua a venire ci aspettano.

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Addio a Pippo Baudo

Nato a Militello il 6 giugno del 1936, ci lascia all’età di 89 anni Pippo Baudo, storico presentatore del Festival Sanremo, Novecento, Fantastico ed altri programmi dove la musica ed i loro autori erano al centro della scena.

Per molti Pippo Baudo è stato e resterà il volto della televisione italiana più conosciuto e noto, molti sono i programmi che ha condotto e che lo hanno visto protagonista delle evoluzioni della televisione italiana.

Come ha scritto Fulvio Giuliani, nominare Pippo Baudo è come ripercorre il viale dei ricordi, ricordi che ci vedono tutti seduti davanti alla Tv a vedere il programma canoro nazionale, chi con la famiglia, chi con gli amici, ad ammirare le star italiane ed internazionali in quel mondo fatto di luci e colori.
Per molti è stato uno shock non vederlo più condurre il Festival di Sanremo e doversi abituare a continui cambi di registro e conduzione, ma come diceva lo stesso Pippo “ The show must go on”. E fu proprio con queste parole che si sancì il cambio di passo nel modo di fare televisione e di condurre.

In un mondo che ormai corre frenetico e che non ti permette più il tempo di metabolizzare i cambiamenti, sempre più frequenti e repentini in ogni ambito, perdere una figura come Pippo Baudo significa perdere un’altra parte di quella generazione di professionisti, intelligenti e colti che sapevano entrare nelle case delle persone in punta di piedi, che con coraggio si misuravano con star internazionali e novità senza mai essere arroganti.

Un mostro sacro della Tv, difficile da sostituire, che ha saputo condurre il cambiamento del mondo televisivo con disinvoltura lasciando un’impronta indelebile in ognuno di noi.

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Dare la vita di Michela Murgia

Questo di Michela Murgia è il primo libro con il quale sono riuscita finalmente a conosce l’autrice, le sue battaglie e chi era veramente, senza passare dai filtri televisivi o social. Questo libro, pubblicato postumo, permette di riflettere su argomenti delicati e molto importanti grazie a spunti di pensiero differenti.

Argomenti, come il significato queer e la gestazione per procura, che meritano la giusta attenzione, con la giusta profondità, lontani dai “bla bla bla” superficiali e superficializzanti della politica.

Michela Murgia pone degli interrogativi importanti sulla società che cambia (sempre che si permetta che cambi) e le leggi che dovrebbero essere fatte per regolamentare e normare ciò che sta cambiando per evitare eccessi ed orrori.

Consiglio vivamente la lettura di Dare la vita anche ai più scettici, a coloro che la pensano diversamente da lei, perché gli interrogativi che si pone non riguardano una minoranza ma tutti.

Sono interrogativi da cui traspare una persona molto attenta al prossimo e responsabile, molto più di quanto in questi anni abbia fatto la politica.

Bisogna continuare a parlare di questi argomenti finché non si giungerà a delle leggi che le regolamenteranno riconoscendone l’esistenza.

Edizione: Rizzoli

Testo: Dare la vita

Autore: Michela Murgia

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Son qui m’ammazzi di Francesco Piccolo

Qualche mese fa sono stata alla chermess di Libri come all’Auditorium parco della musica di Roma, per una piacevolissima presentazione, quella del libro di Francesco Piccolo: Son qui m’ammazzi.

Adesso dopo aver letto il libro posso dire di essere rimasta sorpresa.

Partiamo per gradi. Il libro è un insieme di racconti analitici sul monto della cultura maschilista nella letteratura, ogni capitolo tratta un Romanzo italiano, che quasi tutti noi ci siamo ritrovati a leggere tra i banchi di scuola.

Quando si è ragazzi e soprattutto guidati dagli insegnati quello su cui ci si sofferma nell’approccio ad un libro è sempre il periodo storico, il modo in cui si viveva in quegli anni e cosa lo scrittore espone con quel racconto, mai viene preso in considerazione il modo in cui i personaggi maschili vengono descritti, né come essi pensano, né come si comportano.

Grazie a Francesco Piccolo, tramite una scrittura molto leggera e piacevole, facciamo un viaggio in quelle che sono purtroppo le fondamenta della cultura italiana, una cultura maschista violenta, spesso in modo subdolo, arrogante e piccina.

Una cultura però che tramite la letteratura ha avuto modo di lavorare silente sulle generazioni che hanno letto questi libri.

Perché in questi libri il modo di pensare e di essere di questi protagonisti sembra quasi giustificato dal contesto, ma grazie all’analisi di Francesco Piccolo ci accorgiamo che non c’è nulla da giustificare, che determinati atteggiamenti sono violenti, spesso solo nei pensieri o nel modo di usare le parole, non arrivano a mettere in pratica il desiderio di violenza ma non lontani dai protagonisti dell’attuale cronaca nera che ci racconta ogni giorno di donne uccise per mano di uomini violenti e che in realtà non sanno vivere e stare al mondo.

Edizione: Einaudi

Testo: Son qui m’ammazzi

Autore: Francesco Piccolo

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Vincente o Perdente. Una splendente Ornella Vanoni

Questa biografia di Ornella Vanoni è una carezza per l’anima.

Un regalo inaspettato che viene da parte di una donna sorprendentemente normale nella sua straordinarietà.

La sua storia attraversa numerosi eventi e personaggi del panorama storico ma soprattutto culturale.

Ci offre uno sguardo generoso e amorevole anche verso quei percorsi più tortuosi della vita che spesso, lì per lì, ci incupiscono e rabbuiano.

Ci fa comprendere come ogni vita anche quella che pensiamo essere la più elevata di tutte, che troppo spesso a torto vediamo come semplice e senza ostacoli, sia invece come tante altre piena di fatica, di delusioni e tanto coraggio nel viverla.

Non voglio fare spoiler, ma va detto che il racconto si presenta come una piacevole chiacchierata tra Ornella Vanoni ed il suo interlocutore, Pacifico, che la ascolta pazientemente come farebbe un terapeuta. Il linguaggio usato è fluido ed immediato, senza però tralasciare la cura nella scelta delle parole.

Con questo libro Ornella Vanoni dimostra di essere arrivata in un’età in cui ci si assolve per la vita vissuta e si fa pace con se stessi, e si rivolge alla se bambina con tenerezza, senza ammonimenti, anzi in modo rassicurante, con quello sguardo di complicità e supporto che ci può essere tra nonna e nipote.


Grazie per questo bel regalo che ci hai voluto fare Ornella.

Vincente o Perdente di Ornella Vanoni con Pacifico

La Nave di Teseo – Oceani

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Inaugurazione Gutenberg 21, tra passato e futuro

Oggi è stata inaugurata la prima giornata del Progetto Gutenberg Calabria 2024, Fiera del libro, della multimedialità e della musica, presso l’Auditorium Mario Casalinuovo.

A presentare questa nuova edizione la direttrice scolastica del Liceo Classico Rosetta Falbo, una presentazione che diventa anche occasione speciale per congedarsi dagli alunni dell’ultimo anno che lascieranno questo istituto per proseguire i loro studi universitari.

Questa inaugurazione, però, è stata preceduta venerdì 3 Maggio da un incontro con un testimone dell’eccellenza del panorama culturale italiano, il filosofo Massimo Cacciari che ha parlato del suo libro “Metafisica concreta”.

Durante la presentazione, Rosetta Falbo ha voluto suggellare il passaggio di consegne tra capofila del progetto, il testimone passa dal Liceo Classico Galluppi al Convitto Nazionale Galluppi. Un passaggio, questo, che lascia intravedere un futuro pieno di sorprese e nuovi proggetti, ma ricco di emozione che si percepiva dalla voce a tratti commossa della professoressa Falbo.

Un cambiamento, che forse fa intuire la volontà di approfondire e curare il lavoro con le giovani generazioni, per stimolare ed infondere consapevolezza del proprio apporto culturale all’interno della nostra carente società. Tempi bui, dove la Paura per un futuro incerto, quale la pandemia che ha minato il sistema sanitario e il mondo del lavoro e le attuali guerre sempre più vicine ai nostri confini, che sconvolgono e rendono le nostre vite insicure.

L’inaugurazione è poi proseguita con una rappresentazione, “Morte della Pizia”, tratta dall’opera di Friedrich Dürrenmatt, seguita poi dagli interventi di due ragazzi in rappresentanza dei licei della Calabria che hanno voluto ringraziare il Progetto Gutenberg per tutte le opportunità che rappresenta per i giovani sia dal punto di vista culturale che umano.

Ha presenziato anche il Sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita, che ha rivolto ai giovani l’augurio di catturare il più possibile i doni che il Guntemberg lascia, sia quelli immateriali ed intangibili che quelli pratici e visibili.

Energico anche l’intervento del Presidente dell’Associazione Gutenberg, Armando Vitale, che con forza ha cercato di portare la Speranza verso un futuro migliore possibile, chiedendo di volgere lo sguardo con positività e coraggio verso un avvenire diverso, sia per il Gutemberg che per la società, senza ovviamente dimenticare quali sono le Paure che oggi tendono a tenerci bloccati in un clima di odio e di egoismo, ma se affrontate con pensiero critico, grazie alla lettura, si possono rompere queste catene e affrontare con coraggio e speranza un viaggio di cambiamento con rinnovato spirito positivo.

Sullo stesso tono l’augurio di Donatella Monteverdi, Assessore per la Cultura e Pari Opportunità del Comune di Catanzaro, che stimola i giovani ad avere passioni ed a manifestare le proprie idee seguendo sempre la strada che collega testa e cuore.

Sono intervenuti anche Giovanni Pensabene, presidente Fondazione Carical, e Pierfranco Bruni, presidente commissione Capitale italiana del libro 2024 del Ministero della Cultura.

Nel corso della cerimonia inaugurale si è tenuto anche un omaggio a Nuccio Ordine a cura di Ines Arcuri, docente del Liceo Galluppi.

I libri ci possono salvare e possono essere la spinta necessaria per cambiare le nostre prospettive, il passato ci offre tanti esempi: Franco Ferrarotti (padre della Sociologia in Italia) che grazie allo studio e alla lettura ha potuto cambiare la sua condizione e il suo destino arrivando dove è oggi; senza andare troppo lontani possiamo fare rifermento anche al nostro conterraneo Piero Bevilacqua, quest’anno presente al Gutenberg con “Contagina. Dove tutto ebbe inizio”, diventato uno dei più illustri professori di Storia e scrittotore della nostra contemporaneità.

Il Gutemberg 21 sarà caratterizzato anche dall’estenzione degli incontri presso alcune strutture esterne ai circuiti scolastici messe a disposizione da alcuni imprenditori di Catanzaro, rintracciabili dentro il programma pubblicato sul sito del Progetto Gutenberg sotto la sezione EventiOFF (sotto potete trovare i vari link di riferimento)

Video dell’inaugurazione del Gutenberg 21 dall’Auditorium Mario Casalinuovo

Programma Gutenberg 21

EventiOFF

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Arezzo dagli Etruschi ai giorni nostri

Oggi propongo una gita fuori porta nella città natale di Petrarca (per chi abita tra il Lazio, la Toscana e l’Umbria): Arezzo, città Toscana fondata dagli Etruschi.

La città oggi nota come Arezzo, risale al IX secolo a.C. ed il suo nome era Aritim (in latino Arretium), secondo la legenda la città fu fondata dalla dea etrusca Artume, le cui caratteristiche sono molto simili alla dea della caccia greca Artemide, per i latini Diana. La naturale connotazione geografica della città ricorda molto i luoghi sacri alla dea della Artemide, posta su un colle e circondata da boschi e fiumi.

La città porta ancora i segni delle varie epoche storiche, dalla fondazione sino agli inizi del XIV secolo, anno in cui iniziarono le fondazioni della Basilica di San Francesco. Ed è proprio sotto la Basilica di San Francesco che si possono visitare questi rinvenimenti archeologici riportati alla luce tra il 1986 ed il 1989 in occasione dei lavori di riassetto della omonima piazza.

Come la maggior parte delle città d’arte italiane, anche qui si è voluto valorizzare il centro storico, che mantiene ancora la pianta e gli edifici medievali ed all’interno del quale non è difficile orientarsi.

La parte più alta della città, sul colle San Donato, è dominata dai resti della fortezza Medicea dalla tipica pianta a stella con cinque bastioni (ideata dall’architetto Antonio da Sangallo il Giovane) ancora oggi visitabile e dalla quale si gode una piacevole vista sulla valle sottostante. Questa fortezza ha origini antiche, ma ciò che vediamo oggi è frutto del lavoro degli architetti fiorentini Giuliano e Antonio da Sangallo, iniziato nei primi del Cinquecento e completato nel 1540 per volere del Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici.

Veduta dalla Fortezza Medicea-Arezzo

Scendendo più giù si incontra il Duomo dei Santi Pietro e Donato, edificato sulla sommita del colle di San Pietro per volere del papa Innocenzo III nel 1203, anche se la facciata esterna dell’edificio è rimasta grezza, al suo interno regala il fascino della struttura gotica impreziosita da affreschi e vetrate colorati, una visione suggestiva da lasciare senza parole.

Accanto al Duomo si erge Palazzo dei Priori con la sua torre con orologio, risalente alla prima metà del Trecento ed ancora oggi sede del Comune.

Da qui si può raggiungere la Piazza Grande, il fulcro del centro storico e sede dell’antica Giostra del Saracino (rievocazione storica di antiche competizioni cavalleresche di origine medievale), qui si affacciano il Palazzo delle Logge progettato da Giorgio Vasari i cui archi oggi ospitano le botteghe artigiane, accanto ad esso si erge l’abside della Pieve di Santa Maria Assunta, edifico di origini romaniche con qulche rivisatazione data dalla mano del Vasari ed infine troviamo il Palazzo della Fraternità dei Laici, anchesso passato dalle sapienti mani del Vasari, dal quale primeggia l’orologio astronomico sulla sommità del campanile, oggi l’edificio è adibito a museo.

La città di Arezzo, con il suo dedalo di vie che si intersecano tra loro, olltre ad offrive diversi siti culturali, concede anche numerose occasioni di ristoro dove gustare le varie prelibatezze Toscane.

Inutile dire che vale la pena di fare più di una visita per poter meglio apprezzare i sui molteplici e diversi tesori, la casa del Petrarca o i luoghi scelti da Roberto Benigni come set de “La Vita è Bella”.

Ph: proprietà di Culturaalvento.com

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Addio a Domenico De Masi

Lo scorso sabato (il 9/9/2023) ci ha lasciati il professore Domenico De Masi. Era Professore Emerito di Sociologia del lavoro all’Universita La Sapienza di Roma, io l’ho conosciuto proprio lì, ormai tanti anni fa, durante le sue lezioni. Ormai è passato tanto tempo, e quel tempo duro un semestre dopo il quale diedi l’esame. L’avevo scelto come materia complementare, Sociologia del lavoro, perché pensavo mi avrebbe dato informazioni in più per il mio futuro lavorativo, fu una scelta felice di cui conservo un ricordo ancora vivo. Ho visto un uomo appassionato del proprio lavoro, che cercava attraverso i suoi studi una strada che portasse ad un paese migliore. Ad iniziare dai suoi studenti ai quali consigliava di cercare sempre l’imprevisto, la deviazione dalla strada dritta, l’inaspettato, perché porta all’intuizione ed a nuove forme di pensiero.

Era sostenitore del tempo libero, i lavoratori non dovevano rinunciarvi, a noi studenti diceva sempre: “andare ad una mostra o cambiare strada per andare a lavoro può generare un’idea nuova, che stavamo aspettando e che bloccati in ufficio, nella routine non riuscivamo a vedere”. Per lui era fondamentale il benessere dei lavoratori, perché un lavoratore felice è più produttivo.

L’ho incontrato recentemente il professor De Masi, inaspettatamente, era febbraio ed ero andata alla presentazione del libro di un altro professore de La Sapienza, Piero Bevilacqua, nonché autore di numerosi libri. Ho subito rivissuto i momenti dell’Università e per un attimo mi è sembrato di essere ancora lì, al tempo in cui tutto era ancora possibile. Ho sentito nuovamente quella passione che lo accompagnava quando introduceva il libro di Bevilacqua.

Memore di quell’ultimo incontro, ho chiesto al prof. Piero Bevilacqua, che lo ha conosciuto meglio di me, sia come collega che come amico, di poter pubblicare il suo personale ricordo del prof. De Masi e lui gentilmente ha acconsentito.

“Abbiamo perduto un grande studioso, un sociologo di statura internazionale, esperto del mondo del lavoro e capace di prospettive coraggiose e visionarie. Era un sociologo, aggiungo, con una vasta cultura storica che utilizzava ampiamente e fruttuosamente nel suo mestiere di sociologo.

Il suo corposo libro sul lavoro nel ‘900, pubblicato da Einaudi ne costituisce una testimonianza davvero esemplare.
Ma Domenico, Mimmo per gli amici, era un grande intellettuale, di letture ampie e di frequentazioni assai vaste. Aveva conosciuto non solo Lula, di cui era amico, ma perfino il grande scrittore argentino J.Luis Borges, era amico di Pasolini, Moravia, della Wertmuller, ecc.
Era un uomo politicamente impegnato, continuamente a lavoro per diffondere cultura, formazione, sapere, con la volontà di aiutare la parte debole della società. Ma poi era una persona, posso dirlo senza enfasi, di elevate qualità umane. Gentile, modesto, ironico e sorridente, con quella bonomia meridionale che dovrebbe costituire un dato antropologico dell’umanità futura, mi informava dei sui trascorsi senza nessuna boria, quasi a volerli sminuire.

Purtroppo l’ho conosciuto personalmente tardi. Solo due, tre anni fa, pur avendolo avuto collega per tanti anni alla Sapienza, ma in Facoltà separate. E come accade come quando c’è una comunanza profonda di sentimenti, siamo quasi diventati fratelli subito.

Avevamo preso la bella abitudine di incontrarci ogni tanto, di mattina, in un appartato baretto dietro Palazzo Braschi, di fronte a Piazza Navona. E lì parlavamo di tutto senza rifiatare un istante, soprattutto di politica. Era un vero godimento intellettuale conversare con lui e anche quando non concordavamo su alcune questioni, tutto avveniva con una ironica cordialità, il dissenso non faceva cambiare in nulla il corso e il tono della discussione.

Un paio di settimane fa, per telefono, mi aveva detto del tumore al pancreas: la peggiore notizia che una persona può udire dalla bocca di un amico, un annuncio di morte. C’era una speranza, perché il cancro si trovava alla coda, che in tanti casi è operabile e garantisce la guarigione. L’ho richiamato venerdi per avere novità e mi ha risposto con voce sofferente, dicendo che era al Gemelli, sottoposto a continue e dolorose analisi. Ma ha aggiunto: Io comunque, resisto, ce la metto tutta.

E invece il nostro Mimmo ha perso la sua ultima battaglia, quella che prima o poi perdiamo tutti. Davvero ci mancherà un compagno prezioso, un grande compagno di lotta. Di queste rare figure abbiamo un gran bisogno, perché chi non capisce che il mondo è una arena di conflitti, dove chi ha potere cerca di schiacciare i più deboli, non ha compreso nulla della realtà o sonnecchia con
indifferenza nel retrobottega della storia.”

Per conoscere meglio il lavoro e le opere del prof. De Masi potete visitare il suo sito.

Ph: Spam Roma

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