L’Arte nelle Istituzioni

Quando scrivevo per Futuro Europa mi sono occupata della presentazione de I Solimena di Palazzo Madama, un libro che racconta la riscoperta di questi dipinti erronamente attribuiti ad autori minori. Il libro era frutto della collabborazione tra la critica d’arte Tiziana Ferrari, prima curatrice delle opere d’arte del Senato, e Nicola Spinosa Soprintendente del Polo museale napoletano.

La studiosa Tiziana Ferrari, ha pubblicato un nuovo libro, L’Arte nelle Istituzioni. Opere ritrovate nei palazzi del potere edito da Skira.

Il volume descrive un progetto pilota partito nel 2009 relativo alla valorizazzione dei beni artistici della camera alta del Parlamento, reso possibile grazie al ruolo della Ferrari di funzionario della pubblica amministrazione presso la Segreteria Particolare del Presidente del Senato, svolto per molti anni.

L’opera, spiega la Ferrari, nasce dall’idea dei suoi convegni in Senato per la presentazione di due volumi d’arte istituzionali a sua cura. La parte centrale del volume riporta i testi integrali degli oratori, i cui nomi vengono annoverati tra i luminari mondiali del panorama dell’arte: Antonio Paolucci, Nicola Spinosa, Rossella Vodret, Daniela Porro, Vittorio Sgarbi, Luigi Cortellessa del Nucleo TPC, Irina Artemieva del Hermitage.

Opere tratte dal libro l’arte nelle istituzioni

Lo scopo, all’epoca pionieristico, era quello della creazione di un archivio scientifico delle opere d’arte giunte al Senato dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri. Prima di ciò molte di queste opere erano celate al grande pubblico. Con la collaborazione della Soprintendenza e i loro conservatori è stato dunque avviato questo studio con l’intento di riportare alla luce un pezzo della storia dell’arte nazionale e valorizzare queste opere in chiave moderna rendendole accessibili al pubblico.

L’autrice, che con questo libro vuole gettare le fondamenta per un metodo efficiente di gestione e valorizzazione dei beni culturali, regala anche una narrazione di ciò che ha circondato i suoi studi con storie ed aneddoti che rendono la lettura meno didattica e più accattivante per i lettori che, oltre ad essere appassionati d’arte e storia, amano gli intrighi che ruotano attorno ai palazzi del potere.

Il messaggio che la Ferrari intende lanciare ai funzionari della pubblica amministrazione è quello di creare una prassi virtuosa, vigilando su queste opere affinchè non vadano perdute a causa delle “frange deviate”, come la stessa Ferrari li definisce, che comprometterebbero gli sforzi di coloro che operano veramente a beneficio del patrimonio nazionale.

Dunque, sempre secondo la studiosa, lo Stato dovrebbe investire in formazione e selezione dei funzionari e operare un maggiore controllo sul loro operato, in modo da far rispettare ed applicare quelle leggi che già ci sono, altrimenti si continueranno ad avere censimenti falsati, dipinti dispersi o erroneamente attribuiti.

La Ferrari ha voluto dare alcune delucidazioni in più sul volume e sulle opere a lei più care, precisando che il libro verte sulla “valorizzazione della quadreria del Senato, un corpus formato da oltre mille opere d’arte. Ovviamente – continua la studiosa – i dipinti a cui sono più legata sono i capolavori ritrovati: i due Francesco Solimena di Palazzo Madama. I dipinti a tema mitologico raffiguranti Zeusi che dipinge il ritratto di Venere scegliendo a modello le fanciulle di Crotone e l’altra rappresentazione, Apelle che dipinge il ritratto di Pampapse alla Presenza di Alessandro il Grande. I dipinti del valore di milioni di euro – prosegue sempre l’autrice – erano catalogati dall’amministrazione con il nome di un ignoto pittore Veneto Biagio Falcieri. Il riconoscimento da parte del più importante esperto del barocco napoletano Nicola Spinosa fece scalpore.”

Parte del ricavato sulla vendita della prima edizione di questo libro verrà devoluto su iniziativa dell’autrice al “Centro Dino Ferrari” dell’Università degli Studi di Milano, impegnato nella ricerca delle malattie neuromuscolari, neurodegenerative e cerebrovascolari (www.centrodinoferrari.com).

Il libro verrà presentato in Brera a Milano, probabilmente anche in Senato (si attendono aggiornamenti ufficiali)

Tiziana Ferrari ex funzionario della pubblica amministrazione e critica d’arte

Critica dell’arte e giornalista, Tiziana Ferrari è cittadina italiana e svizzera, studia i fenomeni artistici e sociali ed è esperta in valorizzazione del patrimonio culturale. Ha trascorso molti anni negli Stati Uniti e in Canada, è stata la prima curatrice delle opere d’arte del Senato della Repubblica italiana ed ha effettuato il primo censimento scientifico su una raccolta d’arte nei palazzi delle Istituzioni, il suo lavoro ha portato alla luce importanti scoperte.

Se ti è piaciuto lascia il tuo piccolo contributo qui.

 

Soriero presidente dell’Accademia di Belle Arti di Roma

La notizia arriva da un comunicato dell’Ordine dei Giornalisti di Catanzaro. L’arch. Giuseppe Soriero è Presidente della prestigiosa Accademia di Belle Arti di Roma.

“Siamo certi – si legge nel comunicato- che il collega Soriero continuerà ad essere presente ed attivo agli appuntamenti che il nostro Ordine organizza, come mai ha mancato di fare in questi anni, con quell’umiltà e quella competenza che gli sono proprie ed unanimemente riconosciute, sebbene siamo consci che i nuovi impegni ne limiteranno certo l’usuale frequenza. Tuttavia non può ancora che inorgoglirci sapere che un grande professionista catanzarese sia stato chiamato a ricoprire un incarico di tale levatura.”

Giuseppe Carmine Soriero, detto Pino, è nato a Satriano il 24 Luglio del 1950, ed un politico italiano. È stato deputato della Repubblica italiana per ben 3 legislature, dal 1992 al 2001. Nel 2018 gli è stata conferita l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica.

Laureato in Architettura ed iscritto all’ordine degli architetti dal 1976, anno di inizio della professione. Dal 1977 è componente del direttivo nazionale in seno all’Istituto Nazionale di Urbanistica (I.N.U.). Insegna Storia dell’Intervento pubblico nell’economia del Mezzogiorno, dal 2008, presso l’Universita degli Studi della Magna Grecia di Catanzaro ed è anche componente della consulta per il mezzogiorno del CNEL.

Con lo scopo di contribuire ad ampliare la conoscenza delle trasformazioni economiche, sociali, politiche ed istituzionali sul Mezzogiorno d’Italia, in relazione ai nuovi scenari europei e internazionali, nel 2003 fonda l’Associazione “il CAMPO idee per il futuro” e dal 2013 fa parte del comitato di presidenza della Svimez.

La carriera politica di Pino Soriero ha inizio come componente delle Direzioni Nazionali del PCI, PDS, DS dal 1988 al 2006, mentre nel 2007, a seguito delle elezioni primarie, viene eletto componente della prima Assemblea Costituente del PD. Nel 1990 viene eletto consigliere comunale di Catanzaro in seno al PDS, segue nel 1992 la carica di Parlamentare Nazionale, durata tre legislature, presso la Camera dei deputati sempre in seno al PDS, poi Progressisti ed infine DS L’Ulivo. Dopo la nomina a Sottosegretario di Stato ai trasporti ed alla navigazione durante il Governo Prodi, durata dal 1996 al 1998, assume la carica di presidente del comitato interministeriale per l’area ed il porto di Gioia Tauro (1997-200).

Nel 2006 si candida al Senato della Repubblica italiana, ma non viene eletto. Ha lavorato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri all’ufficio del Consigliere Diplomatico dal 2007 al 2009. Successivamente ottiene la docenza di Storia economica del Mezzogiorno presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro.

Durante l’Amministrazione di Rosario Olivo, dal 2010 al 2011, riceve la nomina di assessore comunale presso il Comune di Catanzaro con delega all’Urbanistica. Ha tentato ancora una volta la candidatura al Senato della Repubblica nella lista PD nella regione Calabria, durante le elezioni del 2013, ma anche questa volta non viene eletto.

Il suo lavoro di docente presso l’Università prosegue arricchito da diverse ricerche e pubblicazioni, tra queste si ricorda il volume del 2014 “Sud 20 anni di solitudine”. Nel 2018 viene nominato Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro e nel 2020 viene eletto Presidente della Conferenza nazionale dei Presidenti delle Accademie Statali.

Ora al suo curriculum si aggiunge la prestigiosa carica di Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Roma.

Se ti è piaciuto puoi fare una piccola donazione qui

La cultura che posto ha in Italia?

Recentemente Danilo Rossi, prima viola alla Scala di Milano, ha inviato ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera un’accorata lettera in cui si domanda quale posto abbia la cultura in Italia.

Di seguito si riporta quanto scritto nella lettera.
“Carissimo, dopo una estate stracolma di allori sportivi, medaglie, campionati europei vinti, l’autunno é il periodo dei grandi concorsi internazionali musicali. Al Concorso Pianistica Chopin di Varsavia l’Italia ha ottenuto il quinto premio con Leonora Armellini, 29 anni e il secondo premio con Alexander Gadjiev 27 anni. Al concorso violinistico Paganini di Genova invece l’Italia con Giuseppe Gibboni 20 anni ha vinto il Primo Premio assoluto, cosa che non succedeva da 24 anni. In nessun giornale nazionale e in nessuna TV nazionale é stata data questa notizia. Inoltre nessun politico con ruoli istituzionali importanti, dalla cultura alla scuola all’università, ne ha parlato. Mi risulta che i vincitori di medaglie varie, olimpiche o tornei, dal tennis al volley, vengono invitati dal Presidente del Consiglio o addirittura dal Presidente della Repubblica. La cultura al primo posto? Se fosse veramente così questi straordinari giovani sarebbero su tutti i giornali e su tutte le televisioni e sarebbero già stati invitati dalle più alte cariche dello Stato. Invece nulla di tutto questo è accaduto. Quindi in realtà siamo il terzo mondo culturale? Mi piacerebbe avere un riscontro a questa mia domanda. La ringrazio.

P. S. Aggiungo anche che pochi giorni fa l’Accademia Bizantina, ensemble italiano di musica barocca ha vinto ai Grammy il premio come seconda miglior orchestra al mondo! Anche in questo caso, silenzio totale!

Con stima.
Danilo Rossi
Prima viola Solista Orchestra Teatro alla Scala di Milano”.

Viste queste parole ed appreso quanti successi l’Italia abbia ottenuto in molti campi, non solo nello sport, e viste le recenti drastiche disposizioni attuate durante il momento più difficile della pandemia nei confronti del mondo dello spettacolo, il quale ha subito un duro colpo; anche noi ci domandiamo: La cultura che posto ha in Italia?

Se ti è piaciuto puoi fare una piccola donazione qui

Buon compleanno Italia Nostra

Quest’anno Italia Nostra compie Sessantasei anni dalla sua fondazione e attività di protezione dei beni culturali italiani.

Nata nel lontano 1955 in pieno boom economico, durante gli anni della ricostruzione, dalla volontà di un gruppo di intellettuali che sentì la necessità ed il dovere di proteggere la memoria storica e culturale del paese dall’urbanizzazione selvaggia e dal cieco interesse economico.

Tante sono state le battaglie intraprese da Italia Nostra a protezione del patrimonio artistico dell’Italia, se ancora oggi abbiamo una memoria storica, edifici e monumenti di grande pregio che definiscono la nostra identità culturale lo dobbiamo al loro impegno.

In occasione di questa ricorrenza e sopratutto come biglietto di presentazione ai più giovani, è stato divulgato un interessante documentario realizzato dal settore Educazione al Patrimonio Culturale di Italia Nostra e dalla Compagnia Velia di Cecchini Officine Teatrali, in occasione dei Sessant’anni di Italia Nostra, che ripercorre le tappe più rilevanti della storia associativa, che spiega anche quali battaglie sono state affrontate e quali ancora oggi sono sul tavolo delle trattative.

Grazie al loro modo di vedere le città con il loro monumenti ed edifici storici, nonché il paesaggio circostante, oggi siamo in grado di poter vivere ed interagire con esse, infatti non le percepiamo come città museo belle da vedere e contemplare, ma come beni paesistici parte integrante delle nostre vite.

Spesso diamo per scontato ciò che abbiamo intorno perché fa ormai parte del nostro vissuto, ma non dobbiamo dimenticare il lavoro di chi ha permesso che questo fosse possibile. Un‘associazione lungimirante che già negli anni Sessanta aveva visto la necessità di abbandonare il carbone fossile (il petrolio) perché in esaurimento oltre che inquinante, per cercare energie alternative e di lunga durata come il solare. Oggi la lotto continua contro la volontà di imporre l’eolico, che non solo non é in grado di sopperire alle necessità dell’intero paese, ma anche invasivo e deturpante sul piano paesaggistico.

Le generazioni che verranno dovranno essere in grado di lottare affinché la memoria storica rappresentata dai paesaggi e dal patrimonio artistico italiano non venga cancella a favore degli interessi economici del momento, ma perduri nel tempo.

Nel video tra i personaggi che hanno fondato Italiana Nostra emerge il nome di Desideria Pasolini dall’Onda, recentemente scomparsa, dopo un secolo e un anno di vita culturalmente molto intenso. Autentica protagonista dell’ambientalismo italiano e della tutela del nostro patrimonio, fu anche presidente di Italia Nostra dal 1998 al 2005, ma è stata per anni attivissima anche nell’Adsi-Associazione Dimore Storiche Italiana.

Con lei se ne va l’ultima firmataria dell’atto del 1955, sottoscritto anche da Umberto Zanotti Bianco, Elena Croce, Pier Paolo Trompeo, Giorgio Bassani, Luigi Magnani Rocca e Hubert Howard.

Italia Nostra ha voluto renderle omaggio ricordando le parole che Pasolini dall’Onda ha speso in una lunga intervista pubblicata sul Bollettino di Italia Nostra nel 2013, in cui ella ricorda le tante battaglie ma soprattutto spiega le finalità innovative e rivoluzionarie che erano alla base dell’idea associativa: “A differenza delle altre realtà che già esistevano noi siamo stati la prima associazione di volontari che voleva proteggere tutto il patrimonio culturale nella sua interezza. Avevamo cioè una visione nuova “globale”: non volevamo solo proteggere quel determinato castello, quella villa o quel monumento, ma tutto il loro contesto e l’ambiente. Così facendo abbiamo reso pubblico il concetto di territorio. Adesso tutti ne parlano, ma a quell’epoca no. Sentivamo il dovere di conoscerlo e salvarlo”.

Se ti è piaciuto puoi fare una piccola donazione qui

Grazie Gigi

Lo scorso 2 Novembre ci ha lasciati il grande Gigi Proietti. La scia di incredulità, dispiacere e lacrime che la notizia della sua morte ha lasciato dietro di se, rappresenta il grande valore che Gigi Proietti era riuscito a costruire.

Non credo di sbagliare dicendo che tutti aspettavamo con ansia i suoi lavori, che fossero fiction, film o show, lui sapeva coinvolgerti con la classe e l’eleganza dei grandi artisti.

Gigi Proietti sapeva dimostrare un profondo rispetto per ciò che faceva ed aveva anche un grande senso di responsabilità nei confronti del suo pubblico.

Un cavaliere, un uomo galante.

Gigi Proietti era una garanzia di successo per ogni lavoro, se c’era il suo nome in cartellone o nel programma allora eri sicuro di vedere un buon prodotto. Si presentava al pubblico con il suo folgorante sorriso, catturava l’attenzione con le sue movenze e riempiva gli animi con la sua sconfinata cultura.

Ha detto bene chi ha scritto che Roma piange il suo ultimo Rugantino, ma a piangere non è stata solo Roma ma l’Italia intera.

Dal 2 novembre siamo tutti un po’ orfani, privati dell’antica grazia e di quella completezza che caratterizzava artisti come lui.

In tanti gli hanno reso omaggio come potevano, al Tufello, quartiere di Roma dove era nato, è stato realizzato un enorme murale dipinto dallo street artist romano Lucamaleonte, su iniziativa della Regione Lazio e della società giallorossa attraverso la Fondazione Roma Cares.

Inoltre dopo l’intitolazione a Proietti del Silvano Toti Globe Theatre, dall’Associazione culturale Fellini arriva la proposta, indirizzata alla sindaca, di dedicargli un museo che sia anche Casa della romanità.

Scrivere in suo ricordo è stato difficile dopo tutte le parole meravigliose che sono state dedicate a lui durante la celebrazione laica del 5 Novembre, presso il suo Globe Theatre dai suoi amici, colleghi e ed allievi. Ma un blog di cultura come questo non poteva glissare su una simile notizia.

Luigi Proietti è nato a Roma il 2 novembre 1940 ed è deceduto 2 novembre 2020

Lascia la moglie Sagitta Alter e le figlie Carlotta e Susanna

Qui la sua bibliografia

Grazie Gigi per l’immenso patrimonio che ci hai lasciato.

Se ti è piaciuto puoi fare una piccola donazione qui

Once upon a time… Rasiglia

Questo racconto potrebbe iniziare con “C’era una volta” perché il luogo che sto per descrivere ha tutti gli attributi per entrare nel mondo delle fiabe: piccolo, lontano dalla città, circondato dalla natura e dall’acqua.

Dunque come tutte le fiabe che si rispettano val la pena iniziare con una poesia, ma questa in partisolare è stata scritta proprio per questo paese da Luciano Cicioni: Ruscelletti sussurranti Allettanti melodie Scendon freschi e spumeggianti In un dedalo di vie! Giulia intensa e misteriosa Lentamente al cuor ti piglia Il pensier sereno posa_ Ah! Dolcissima Rasiglia!

Rasiglia specchi d’acqua

Proprio come la poesia racconta, Rasiglia è un piccolo e dolce paese, termine che si adatta alla perfezione a questo bomboniera che si sviluppa lungo il costone della montagna, a 600 metri di altitudine, nella conformazione tipica ad anfiteatro.

Sovrastata dall’antica roccaforte, che ancora si erge in tutta la sua maestosità, il paese ha la tipica struttura del borgo medievale, anche se purtroppo distrutto dal terremoto del 1997 è stato poi ricostruito con rispetto ed armonia del territorio e delle strutture originali, anche se poco è rimasto di autentico i segni del passato sono sempre presenti. Gli sforzi fatti dagli abitanti per mantenere viva la memoria storica sono ripagati dalla grande affluenza di turisti.

Nel XIV secolo data la sua posizione Rasiglia rappresentava un punto strategico per il controllo della valle del Menotre ed era inoltre vicina ad un importante snodo commerciale tra Roma e la Marca Anconitana, per questo la famiglia Trinci decise di stabilire alcune sue proprietà, tra cui alcune case, un molino ed una gualchiera. Nel Seicento la posizione di Rasiglia e la facilità di riferimento dell’acqua garantirono il proliferare di attività artigianali, tra cui la tessitura di cui i posso no ancora oggi ammirare telai e cardatori, perfettamente conservati.

A parte la triste parentesi dovuta ai rastrellamenti nazifascisti durante la seconda guerra mondiale, a causa dei quali furono deportati due abitanti del paese; Rasiglia ha potuto godere di una florida economica sopratutto dal 1945 al 1980.

Ciò che colpisce di Rasiglia e che l’ha resa famosa come la “Piccola Venezia dell’Umbria” sono i corsi d’acqua costruiti per poter sfruttare appieno la corsa idrica generata dalla sorgente Capovena.

Il Borgo è veramente graziosa, possiede una forza che catalizza l’attenzione a ti porta a continuare a girare da un punto all’altro per non lasciare nessun’ angolo inesplorato. La cucina è quella tipica umbra e può essere gustata nei piccoli ristoranti ed osterie sparsi per il borgo.

La nuova veste di Rasiglia ha portato anche la nascita di alcuni eventi culturali, di questi si ricordano: Rasiglia, Paese presepe, dal 26 dicembre al 6 gennaio; Penelope a Rasiglia, il telaio tradizionale, che si tiene il primo fine settimana di giugno compatibilmente con le altre festività nazionali.

Se ti è piaciuto puoi fare una piccola donazione qui

Campaegli e Cervara di Roma

Nonostante sia ancora presente il coronavirus, che sta mettendo in ginocchio una grande parte dell’economia mondiale, molte attività sono quasi tornate alla normalità.

Complice il caldo insopportabile di alcune metropoli, la necessità di evadere dalla città è in crescita, sempre nel rispetto delle vigenti norme di sicurezza.

Una delle possibili mete per trovare rifugio dalla canicola estiva può essere la montagna. La montagna offre la possibilità di rispettare il distanziamento sociale, ancora raccomandato in questo periodo, e, cosa più importate, fresco, aria pulita e paesaggi sconfinati.

Tra il lazio e l’Abruzzo si estendono i monti Simbruini che fanno parte del Subappennino laziale e che offrono una varietà di percorsi in mezzo alla natura. Si può ad esempio fare una piacevole camminata in località Campaegli portando il necessario per un picnic o prenotando al Rifugio Montano Campaegli.

Passeggiando per questi Monti potrete ammirare la loro conformazione geologica, osservare tutto il promontorio circostante, se non c’è foschia si riesce a vedere fino al mare.

Oltre ad un paesaggio rilassante la montagna offre anche la possibilità di incappare nella fauna locale, come le mucche Podoliche che attraversano le strade ed i pascoli oppure ci si può imbattere in una mandria di cavalli.

Se poi amate la tranquillità dei borghi una meta perfetta è Cervara di Roma.

Appena sotto Campaegli si erge questo piccolo borgo arroccato, farete molta attività fisica a salire e scendere le scale ma le opere che troverete lungo la ben nota scalinata degli artisti valgono la fatica. Inoltre dal punto più alto potete godere di un bellissimo panorama sulla valle sottostante.

Questo piccolo borgo è da sempre una sorta di attrazione per gli artisti, infatti la sua fama risale ai primi anni del 1800 quando venne inserita nell’itinerario degli artisti stranieri, i quali integravano il loro soggiorno romano con la perlustrazione delle località limitrofe.

Qui oltre a tanti dipinti, murales e poesie, c’è impressa nella pietra una melodia “Notturno-Passacaglia per Cervara” composta dal Maestro Ennio Morricone, scomparso da poco, in omaggio al borgo montano.

Se ti interessa l’Abruzzo leggi anche Rocca Calascio tra sogno e realtà

Se ti è piaciuto puoi fare una piccola donazione qui

  • Mandria di mucche a Campaegli
  • Veduta del borgo di Cervara di Roma
  • Opera di Ennio Morricone al Cervara
  • Mandria di cavalli a Campaegli
  • Chiesa di Cervara di Roma
  • Opere nella roccia a Cervara
  • Piazza del centro di Cervara
  • Panorama in località Campaegli

 

Valencia ed i suoi tesori

A cinque anni di distanza sono tornata a Valencia, l’occasione era trovare delle amiche che abitano lì e non vedevo da tanto tempo. Per fortuna il tempo e le temperature sono state clementi regalandoci un clima mite e soleggiato.

Qui non vi parlerò di alberghi dove poter alloggiare, ma delle zone e delle strutture da visitare a Valencia.

Situata nella parte sud-orientale della Spagna, Valencia è una delle città più visitate sia per fascino architettonico che culturale, dopo Madrid e Barcellona.

Il periodo ideale per visitare questa città è l’autunno o la primavera, in estate è sconsigliabile a causa delle alte temperature che rendono poco piacevole gli spostamenti in ore diurne.

 

Patatas Bravas
Patatas Bravas a la Malvarrosa

Se proprio non potete fare a meno di viaggiare durante l’estate, avete la possibilità di rifugiarvi nella vicina spiaggia de la Malvarrosa, frequentata dai giovani del luogo e dove avrete la sensazione di passeggiare lungo le spiagge della California. Qui i ragazzi, il 24 Giugno, sono soliti festeggiare la notte di San Giovanni tutti insieme intorno ad un grande falò. Se andate a visitare la Malvarrosa non dimenticate di visitare la Fabrica de Hielo, un ex fabbrica di ghiaccio trasformata in centro culturale ricco di eventi di diverso genere e dove potete sempre trovare tapas y cervezas.

Tramonto ad Albufera
Tramonto ad Albufera

I più romantici invece possono recarsi presso la vicina località di Albufera, una laguna dedicata alla coltivazione di riso, che offre uno spettacolo naturale unico, chi vuole può fare un giro in barca, altrimenti ci si può sedere a bordo laguna e godersi il tramonto. 

Valencia attira l’attenzione non solo dei curiosi, ma anche degli studiosi di architettura; la città infatti è caratterizzata da un miscellaneo di strutture architettoniche, quelle classiche orientali in mattoni che ricordano il colore della sabbia, quelle in stile liberty e gotico, alle più moderne strutture costruite dal discusso architetto Santiago Calatrava per il complesso che va dalla Città delle Arti e della Scienza all’Oceanografico, o quelle di Norman Foster e di David Chipperfield.

Una volta atterrati all’aeroporto di Manises si può agevolmente raggiungere la città con il treno che porta direttamente alla Stazione del Nord, che si trova accanto alla Plaza de Toros dove si svolge la tipica corrida e ad un isolato da piazza dell’Ayuntamiento dove ha sede il palazzo dell’Alcalde (il sindaco della città) e la Posta centrale (Correos).

Piazza dell’Ayuntamento è anche sede della Mascleta, in questa occasione la piazza viene transennata e lungo tutto il suo perimetro viene allestita una lunga fila di fuochi d’artificio che vengono accesi su invito del sindaco, della fallera mayor (la donna designata a capo delle falleras), della fallera infantil (la ragazza designata a capo delle giovani falleras) e la loro corte. Questo evento si ripete ogni giorno alle ore 14 per tutto il mese di marzo. Questo evento è un altro dei motivi per cui è consigliabile visitare questa città durante il periodo primaverile.

Le Fallas sono delle processioni in onore di San Giuseppe che vanno dal 12 al 19 marzo, anche se la preparazione ha inizio a gennaio. Ogni quartiere con i propri costumi tradizionali e i propri colori, si aggrega alla sfilata di carri costruiti per l’occasione con personaggi in carta pesta di varie forme e dimensioni, il programma inoltre prevede numerosi cortei sia a cavallo che a piedi ed è contornata da cori e balli tipici. Alla fine delle Fallas si fa un’enorme pira per bruciare i carri tutti insieme, lo spettacolo è molto suggestivo perché illumina tutta la città a giorno.

Tra Plaza de la Reina e Plaza de la Virgen si trovano molti locali e negozi,  molto frequentato dai giovanissimi è il Montaditos, dove si può scegliere una vasta varietà di piccoli panini con cui accompagnare la propria cerveza,  nei paraggi si trova anche Lizzarran, locale di tradizione basca dove si può scegliere tra una vasta varietà di tapas, ma bisogna saper scegliere bene se non si vuole pagare un conto molto salato.

Per chi ama cenare con Sangria e Paella, consigliabile quella originale Valenciana

Paella valenziana
Paella valenziana

fatta con carne, fagiolini, fave, carciofi, rosmarino e l’immancabile riso, si può gustarla sia da El Rall vicino alla Lonja de la Seda, che da El Cau del Rall nei pressi di Plaza de la Reina. Chi ama i cocktails non può non assaggiare la fresca Aigua de Valencia a base di Cava o champagne, succo d’arancia, vodka e gin, oppure finire il pasto o con la dolce Mistela o con Cazalla.

I più golosi possono fare una sosta al Horchateria e Chocolateria de Santa Catalina, un bar antico e arredato con le tipiche azulejos (le maioliche spagnole). Qui si può scegliere tra i tipici Churros (pasta fritta e zuccherata) accompagnati da una tazza di cioccolato caldo e l’altrettanto tipica Horchata (simile al nostro latte di mandorla) fatto con il chufe, tubero di una pianta tipica della piana valenciana ricca di potassio, fosforo, vitamine E e C, nonché di proteine e grassi vegetali. Questa bevanda, che si serve sia liquida che come granita, viene solitamente accompagnata dai Fartons, dolci morbidi e di forma lunga tipici della città di Valencia.

Il centro di Valencia offre diverse opportunità di visite culturali: la Cattedrale in stile barocco o il campanile del Micalet, bella e suggestiva la Basilica de la Virgen de los Desamparados che possiede un meraviglioso affresco sulla cupola che raffigura l’assunzione di Maria in cielo, mentre nella piazza dell’Almoina dietro la chiesa è possibile vedere le rovine della vecchia città romana con resti monumentali risalenti al 138 a.C. corrispondenti al antico foro e attualmente ricoperti d’acqua.

Il Micalet si trova idealmente in mezzo ad un area delimitata da 2 gruppi di torri storiche che permettevano l’ingresso nella Valencia fortificata. Oggi le mura di delimitazione non esistono più, ma troneggiano ancora le Torres de Serrans, in stile gotico valenzano, il cui nome si deve alla loro posizione, alcuni dicono che prende il nome di Los Serranos, una delle 34 comarche spagnole; altri fanno risalire il nome ad una importante famiglia che abitava in quella zona. Dalla parte opposta si trovano le Torres de Quart, il cui nome si deve al Quart del Poplet nella cui direzione si affacciano, sono situate all’intersezione di due importanti strade: carrer de Quart e carrer de Guillem de Castro.

Molto bella anche la chiesa di Santa Catalina riconoscibile per il suo campanile gotico, questa sorge sulle rovine di una moschea araba e vicina a Plaza Redona dove ogni domenica mattina si svolge il mercato di prodotti della tradizione regionale. Costruito nel Novecento ma vistosamente in stile liberty è il Mercado Central dove ogni giorno si tiene il locale mercato, a pochi metri di distanza si trova la Lonja de la Seda, ovvero l’antica Borsa della seta che fu dichiarato monumento storico artistico Nazionale nel 1931 e patrimonio dell’umanità nel 1996 da parte dell’UNESCO. Dalla fine del XV secolo rappresenta la potenza economica di Valencia e viene tuttora considerato come il più brillante esempio del periodo gotico civile europeo.

Per chi ama la natura è possibile fare tappa presso il Jardi del Turia, esempio di ingegneria idraulica e architettura botanica. Il vecchio fiume di Valencia, il Turia, dopo la violenta inondazione del 1957 venne fatto deviare e al suo posto fu realizzato uno splendido giardino con una zona dedicata ai campi sportivi, un’altra area con giochi per bambini, ed un’altra ancora per potersi godere una semplice passeggiata in mezzo alla macchia mediterranea.

Pont del Mar
Pont del Mar

Il Jardi del Turia è attraversato da 5 ponti tra cui il Pont del Mar, ricostruito nel 1951 dopo l’esondazione del fiume che aveva distrutto la precedente struttura in legno. Dovendo essere ricostruito in pietra, l’architetto Francesc Figuerola incaricato del progetto optò per una struttura orientale; all’epoca il ponte era un passaggio obbligato per chi si dirigeva verso il porto, oggi è stato pedonalizzato. Proseguendo verso la direzione del mare si scopre la parte più moderna della città con il complesso de la Ciudad de las Artes y las Ciencias e il vicino Oceanografic, immenso parco acquatico dove è possibile ammirare ogni specie marina e partecipare allo spettacolo dei delfini. Di questo complesso fa anche parte il nuovo teatro dell’opera, il Palau de les Artes Reina Sofia realizzato nel 2005 a testimoniare l’intenzione della città di imporsi anche come grande centro culturale.

Puerta del Mar
Puerta del Mar

Se invece dal Pont del Mar ci si muove verso il centro della città si arriva alla Puerta del Mar, una riproduzione della vecchia Portal del Real che aveva funzione di controllo ed ingresso alla città, nel 1936 è stata aggiunta una croce per ricordare i caduti della guerra civile. La Puerta del Mar ora indica l’inizio della zona commerciale di Valencia ricca di negozi e di locali di tapas o ristoranti di vario genere.

Sempre al 2005 risale l’ampliamento dell’Istituto Valenciano di Arte Moderna (IVAM), primo museo d’arte moderna a essere inaugurato in Spagna nel 1989. Anche il Museo di Belle Arti è stato ampliato per ospitare più agevolmente le sue preziose collezioni, dalla sfavillante arte religiosa del XIII secolo alla rappresentazione della vita locale degli artisti del XIX secolo. Di notevole importanza sono le numerose opere realizzate da artisti locali conservate in entrambi i musei, un fondamentale supporto per meglio conoscere la città.

Arrivati al porto, sede della 32ª e 33ª edizione dell’America’s Cup, si scoprono i magazzini in stile liberty, il bellissimo edificio dell’orologio, esempio di arte contemporanea, e il più moderno Veles e Vents dell’architetto David Chipperfield, si tratta di diecimila metri quadrati di superficie distribuiti su quattro livelli, una composizione di vari piani orizzontali sovrapposti e sfalsati che crea un alternarsi di luci e ombre consentendo una libera e continua vista sul mare.

Abitata da un popolo molto generoso e festoso sarà facile innamorarsi di questa città e essere inglobati nella famosa movida valenciana.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Riguardo a Valencia avevo già scritto un articolo, pubblicato per il quotidiano online per il quale scrivevo all’epoca del primo viaggio, per vedere le differenze potete leggerlo su Futuro-Europa.

Se ti è piaciuto puoi fare una piccola donazione qui

Chagall. Sogno e magia

Bologna-La sede espositiva in stile rinascimentale di Palazzo Albergati , da oggi 20 Settembre 2019 fino al 1 Marzo 2020, ospiterà la mostra Chagall. Sogno e Magia curata da Dolores Duràn Úcar.

L’esposizione dedicata al grande artista russo racconta il mondo intriso di stupore e meraviglia di Chagall attraverso più di 160 opere nelle quali coesistono ricordi d’infanzia, fiabe, poesia, religione ed esodo riproducendo un immaginario onirico in cui è difficile discernere il confine tra realtà e sogno.

I temi cari a Chagall sono racchiusi in cinque sezioni della mostra. Il punto di partenza è il rapporto dell’artista con i ricordi della propria infanzia e la fascinazione del mondo circense, “Per me il circo è uno spettacolo magico- riflette Chagall- che passa e scompare come un mondo”.

La sezione successiva approfondisce la liaison con un prolungato riflesso della sua infanzia: il mondo delle favole, che Chagall illustra dando una forma visiva alle parole di La Fontaine e cogliendo l’ironia e la fantasia che le rendono uniche. Si prosegue la visita addentrandosi nella rappresentazione del rapporto dell’artista con la Bibbia.

L’insieme di litografie e gouache (tipo di colore a tempera reso più pesante e opaco con l’aggiunta di un pigmento bianco mescolato con la gomma arabica) in mostra all’interno della sezione risalgono agli anni ‘70 e ‘80 e testimoniano i vissuti di sradicamento dell’artista secondo il quale l’esodo biblico è l’allegoria della persecuzione degli ebrei.Russian village

La quarta sezione evoca l’infanzia di Chagall. Il legame con l’arte popolare evidenzia il suo stretto rapporto con la tradizione russa. Visto che nei quadri dell’artista tutto è possibile, in Villaggio Russo una slitta trainata da un vitello sorvola le case ed il cielo plumbeo contribuisce all’atmosfera dell’opera.

Le Coq Violet

 

Con la quinta sezione si celebra l’amore come unione spirituale di due anime. Si scorgono nelle tele amanti e innamorati. In Le Coq violet compare nuovamente il circo. Amore e fiori sono sempre insieme nelle immagini che evocano il paradiso. “L’arte è lo sforzo incessante di competere con la bellezza dei fiori…senza mai riuscire a vincere” scrive Chagall.

 

L’impatto delle opere, dalle quali trasuda l’anelito ad una dimensione che trascende l’hic et nunc, è integrato da una suggestiva proiezione olografica ideata da Display Expert assieme ad Arthemisia. Il risultato è la Dream Room: un’esperienza artistica originale ed immersiva che esce dagli schemi della rappresentazione bidimensionale, cercando di simulare l’idea dell’artista durante la creazione attraverso visualizzazioni realistiche in 3D.

La mostra offre inoltre un progetto didattico con visita per la scuola secondaria di primo e secondo grado. Per la scuola dell’infanzia e primaria oltre alla visita è stato allestito il laboratorio Finestre sull’arte.

Numerosi sono gli sponsor dell’esposizione prodotta ed organizzata da Arthemisia: da Generali al Charity Partner Komen, allo Special Partner Ricola.

Il media coverage è di Sky Arte.

La mostra è aperta al pubblico tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00.

Maggiori informazioni su tariffe e aperture straordinarie possono essere rintracciate sul sito di Palazzo Albergati.

L’articolo è stato redatto da Francesca Serrao presente per Culturaalvento alla presentazione del 19 Settembre che si è tenuta presso Palazzo Albergati.

 

Se ti è piaciuto puoi fare una piccola donazione qui

Lago di Bolsena e dintorni

Durante le belle giornate che ancora regala l’autunno, sbalzi da inquinamento a parte, ci si può ancora concedere il piacer di effettuare delle escursioni al di fuori della propria città.

La meta questa volta è il Lago di Bolsena, un posto inaspettato circondato da numerosi paesi ricchi di storia, dislocati sia sul crinale dei monti Volsini, tra cui Montefiscone, dai cui si può godere una spettacolare vista sull’intero lago, sia sulle rive come: Capodimonte; Bolsena, che ha dato il nome al lago; Marta, principale e attivo porto dei pescatori; Valentano, con il suo ampio panorama dominante la conca del lago; Gradoli, su uno sperone di tufo dentro il recinto craterico; Grotte di Castro, con la sua struttura medioevale; San Lorenzo Nuovo, conosciuto per la pianta urbanistica tipica del Settecento.

Si parte con la visita di Montefiascone che si trova a 590 metri sul livello del mare, è uno dei colli più alto dei Monti Volsini e domina la sponda sudorientale del lago di Bolsena. Il borgo è stato edificato in epoca medievale, entrò a far parte dei domini della Chiesa nel VIII secolo, divenendo un importante centro politico economico.

Chiesa di S FlavianoLa chiesa che attira più attenzioni è sicuramente quella di S. Flaviano, eretta tra XI e XII secolo, si contraddistingue per la sua particolare struttura a due piani sovrapposti, la parte inferiore, di origine incerta, fu edificata sulle rovine di un precedente tempio, fu poi ricostruita nel 1032, a seguito delle incursioni barbariche, la parte superiore è composta da tre navate, come quella inferiore, ed ha ingresso separato. Questa chiesa fu molto importate perché situata sulla rotta del commercio, ha da sempre attirato l’attenzione di viandanti e sopratutto della Chiesa, infatti qui sono state inumate nel 1113 le spoglie del vescovo tedesco Johannes Defuk.

Dopo aver assistito all’incoronazione di Enrico V ad imperatore del Sacro Romano Impero per mano di Papa Pasquale II,  durante il viaggio di ritorno da Roma il vescovo si era fermato a Montefiascone attirato dal vino locale, noto ancora oggi come Est! Est!! Est!!! di Montefiascone, e qui rimase. Alla sua morte il fedele servo ne curò la sepoltura facendo incidere sulla lapide di peperino grigio, l’iscrizione in latino: «Est est est pr nim est hic Jo De Fuk do meus mortuus est» (Est est est propter nimium est hic Johannes De Fuk dominus meus mortuus est) ovvero “Per il troppo EST! qui giace morto il mio signore Johannes Defuk”. Ancora oggi in occasione in occasione della rievocazione storica del vino EST EST EST si ha l’usanza di sparger alcune gocce sulla tomba del vescovo.

Difficile stabili con esattezza quali siano le origini del Montefiascone, si sa che era il colle dove sorgeva il “Fanum Voltumnae”, luogo sacro dove i Lucumoni delle dodici città etrusche confederate si riunivano. Per alcuni studiosi il nome deriva da mons faliscum, in quanto i Falisci si erano stabiliti nella zona dopo la distruzione perpetrata dai Romani ai danni delle loro città. Ma la zona iniziò ad essere abitata solo dopo le invasioni barbariche, quando gli abitanti preferirono le zone alte in grado di dominare le valli e avvistare eventuali minacce.  Alla fine del primo secolo, così come per Viterbo e altre zone, anche Montefiascone entrò a far parte dei possedimenti della Chiesa.

Grazie alla posizione privilegiata, fu sempre oggetto di contese, fortificato e nel 1207 posto a difesa delle terre di proprietà di Innocenzo III, quando la Chiesa stava valutando di rientrare in Italia dal suo esilio ad Avignone, nel 1353 fu inviato il cardinale Albornoz, con il compito di riaffermare l’autorità della Chiesa e trasformò il Castello della Rocca (noto oggi come Rocca dei Papi) nella centrale operativa più temibile dell’esercito Pontificio. Fu Papa Urbano V, nel 13569, a conferire a Montefiascone il rango di Città dotandola di diocesi; successivamente il porgo conobbe un breve periodo di declino che terminò nel 1600,  grazie alla lungimiranza del cardinale Marco Antonio Barbarigo che la riportò agli antichi splendori.

Dai giardini della Rocca dei Papi si staglia un panorama incredibilmente spettacolare su tutta la Tuscia, dai Monti Cimini e dalla Tolfa, al monte Amiata e al monte Argentario, da Viterbo e dalla Conca d’oro di Montefiascone, una  valle ricca di appezzamenti coltivati, allo splendore del Lago di Bolsena con le sue isole.

Chiesa di S MargheritaMontefiascone è un borgo ricco di monumenti visitabili, oltre a quelli già accennati, si ricorda il Duomo noto come Cattedrale di Santa Margherita, iniziata nel 1519 e ultimata a termine nel Seicento, la cui imponente cupola è seconda per dimensioni solo a quella di S. Pietro in Roma.

La chiesa romanica di Sant’Andrea, edificata nel secolo XI, si nota per la sua semplicità. Quanto entrate al vecchio borgo alzate lo sguardo e soffermatevi sulla Porta Aldrovandi, passaggio obbligato, e sul Palazzo comunale.

I mesi estivi, sopratutto Agosto, sono ricchi di sagre ed eventi eno-gastronomici come l’importante Fiera del vino dove si  espone e commerciano i migliori prodotti di tutto il territorio, tra cui il locale “Est! Est! Est!”, l’Aleatico di Gradoli o la Cannaiola di Marta.

La Fiera fa da apripista a varie altre manifestazioni, come  In Cantina con Defuk, percorso eno-gastronomico nelle vecchie cantine, spettacoli e concerti serali all’aperto, e   il Corteo Storico che rievoca la leggenda del vino Est!Est!!Est!!!.

Il Lago di Bolsena si trova nel alto Lazio, al confine con Umbria e Toscana, rientra nel complesso vulcanico Vulsinio ed è quinto per dimensioni in Italia. Da Capodimonte, il piccolo centro abitato che domina le sponde del lago è possibile effettuare una visita guidate a bordo di un battello, da qui si possono facilmente ammirare sia l’Isola Bisentina dove sono ospitate numerose chiese ormai sconsacrate e l’Isola Martana, famosa per essere stata la dimora della Regina Amalasunta.

Isola BisentinaL’isola Bisentina è caratterizzata da una natura quasi incontaminata, tra i folti ed antichi boschi di leccio (pianta autoctona) si possono scorgere i numerosi monumenti tra cui la chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo del Vignola che risalta per la sua imponente cupola; il convento Francescano; il tempietto di Santa Caterina, conosciuto come la Rocchina, caratterizzato dalla pianta ottagonale del Sangallo e costruita su un colombario etrusco eretto su uno sperone di roccia a picco sul lago.

La nota cappella del Crocifisso che al suo interno custodisce affreschi del ‘400 ed infine la cosiddetta orribile Malta dei Papi, il carcere a vita per ecclesiastici colpevoli d’eresia, la cui strutture si limita ad una buia e piccola cella sita nel interno di una collina, il cui unico punto di luce arriva da piccola botola sita a 20 metri d’altezza. Il battello permette di vedere anche il lato Ovest, il Monte Tabor a Nord, gli strapiombi rocciosi ad Est e il verdeggiante lato meridionale.

Per quanto riguarda la cronistoria dell’isola, poche sono le tracce lasciate da etruschi e romani, ma i monumenti presenti sono la prova di precedente attività urbana; a partire dal IX secolo infatti le popolazioni iniziarono a rifugiarsi qui per scampare alle incursioni saracene, mentre verso la metà del 1200 il sito divenne proprietà dei signori di Bisenzio, che a causa di incomprensioni con gli isolani la abbandonarono dopo avergli dato fuoco.

Fu Papa Urbano IV a riconquistare l’isola nel 1261, ma purtroppo fu nuovamente distrutta nel 1333 da Ludovico il Bavaro, accusato d’eresia e scomunicato dal Papa. Nel 1400 sotto la proprietà dei Farnese conobbe un periodo di grande prosperità e visitata da numerosi Papi; successivamente nel 1635 durante il governatorato del duca di Castro, Odoardo Farnese, il quale determino la completa distruzione di Castro a seguito dell’inasprimento dei rapporti con la chiesa.

Dopo questo ultimo triste capitolo della storia, l’Isola Bisentina e l’isola Martana tornarono di proprietà della chiesa, per poi essere cedute a proprietà private.

MartanaPer quanto riguarda l’Isola Martana, che affaccia di fronte al abitato di Marta ad una distanza di circa 2 km, ha una caratteristica forma a mezza luna dovuta allo sprofondamento nel lago dell’altra metà del cratere vulcanico. La parte Nord dell’isola è caratterizzata da una ripida parete a strapiombo sul lago, invece la parete Sud essendo meno scoscesa favorisce la crescita di lecci ed ulivi.

Due sono gli episodi della della tradizione popolare che contraddistinguono l’isola, una vuole che nel 410 d.C. vi fossero nascoste le spoglie di Santa Caterina per sottrarle alle invasioni barbariche, l’altra invece si svolge durante il dominio dei Goti, qui venne segregata ed uccisa la regina Amalasunta per mano di un sicario ingaggiato dal di lei cugino e consorte Teodato per avidità e potere.  I primi cenni storici dell’isola Martana risalgono ad una bolla papale del 852 d.C. in riferimento al convento di S. Stefano, ivi costruito. Questo convento ha ospitato vari ordini di monaci: i Benedettini, gli Agostiniani e i Paolotti, ma già nel 1459, era ormai deserto.

Nel IX secolo la popolazione che si era qui rifugiata creo un comune dipendente, ma nel 1254 a seguito della nomina a podestà del conte Guittone di Bisenzio, la popolazione che non lo gradiva in poco tempo iniziò ad abbandonare l’isola, da qui in poi le sorti dell’sola Martana seguono quelle della vicina isola Bisentina. L’isola ora appartiene ad una società elettrica che la gestisce e controlla gli sbarchi sull’isola. 

Capodimonte, che come detto sorge sulle rive del lago, fa parte del comune dell’Isola Bisentina e si contraddistingue per il ricco turismo degli appassionati del lago. Si trova a m 334 sul livello del mare ed è distante 25 km a Nord-Ovest da Viterbo.Capodimonte

Lo sguardo viene subito catturato dall’imponente Rocca Farnese, che con la sua pianta ottagonale rappresenta il monumento più importante. La cittadina ha un attrezzato porto per barche a vela e a motore ed una spiaggia sempre affollata, questo ed un territorio ricco di storia la rendono una meta del turismo estivo.
La sua morfologia si deve all’intensa attività vulcanica della catena vulsinea, che cessò durante l’era quaternaria antica, il paesaggio è prevalentemente formato da colline che arrivano ad un massimo di 150 m dal livello del lago.

Se ti è piaciuto puoi fare una piccola donazione qui

Oui Magazine

DI JESSICA MARTINO E MARIANNA PIZZIPAOLO

◦ ღ ☼ Elena e Laura ☼ ღ ◦

Due sorelle e una stanza di libri

Nonapritequelforno

Se hai un problema, aggiungi cioccolato.

unThèconTe

Questo Blog è una dolce tisana calda al sapore di Libertà d'espressione!🍵 Assapora gli intensi aromi di sane informazioni; un mix di Cultura, Arte, Cucina, Attualità, Fitness, Ecologia, Viaggi e tanti altri contenuti...Il thè è pronto, ti aspetto!

Il tempo impresso

Il cinema è un mosaico fatto di tempo

Le Trame del destino: Libri e dintorni

“Non ci sono amicizie più rapide di quelle tra persone che amano gli stessi libri” (Irving Stone)

Cialtrone

Laureato in scienze della cialtroneria con master in sorrisi-sparsi.