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Progetto Gutenberg 21- Paure e Speranze

Grande attesa e fermento per l’apertura ufficiale della nuova edizione del Progetto Gutenberg Calabria, la fiera del libro e della multimedialità e della musica, giunta alla Ventunesima edizione.

Dal 20 al 25 maggio il capoluogo Calabrese ed il territorio regionale si animeranno di studenti, saranno circa 170 mila quelli coinvolti per questa nuova kermesse organizzata dall’Associazione Gutenberg e dal Liceo Classico Galluppi come scuola capofila, sotto la direzione artistica del ex preside Armando Vitale.

Anche quest’anno il Gutenberg ha ricevuto il sostegno del Comune di Catanzaro e dell’Assessorato alla Cultura, che lo ha inserito tra i partecipanti alla campagna del “Maggio dei libri”. “Gutenberg si sposa al meglio – commenta l’assessore Monteverdi- con il Maggio dei Libri ed è per questo che l’amministrazione ha voluto condividere la mission di portare la lettura in contesti non tradizionali, intercettando un pubblico eterogeneo, e contaminando diversi contenitori e luoghi della città. Un’iniziativa strategica che continueremo a sostenere e rafforzare, investendo nel Pil che la cultura è in grado di generare anche nell’ottica di una Grande Catanzaro in grado di abbracciare i territori vicini”.

Il tema che verrà affrontato quest’anno, Paure e Speranze, attraverso lo scambio di conoscenze tra studenti ed autori nazionali cerca di analizzare in modo critico gli ultimi eventi che hanno scosso la società, dalla pandemia del 2020 alle recenti guerre (quella Russo-Ucraina prima e quella Israeliano-Palestinese dopo) cercando di capire quale potrà essere lo scenario futuro.

Come sempre ci si muoverà in un contesto interdisciplinare (letteratura, storia, filosofia, fisica, scienze) che aiuteranno i giovani, ed anche i non più giovani a comprendere meglio il nostro presente, senza lasciarsi bloccare dalle Paure e puntando un faro di Speranze per realizzare un futuro migliore, grazie alla conoscenza del passato e le risorse tecnologie che la nostra Civiltà ci mette a disposizione, come la più recente Itelligenza Artificiale.

Questo tema lascia spazio a numerose riflessioni e quesiti che ci si pone sia come osservatori degli eventi che sconvolgono la società, sia come attori che cercano di muoversi nella giusta direzione, la risposta la si può trovare nella lettura perchè, come ha specificato il presidente Mattarella in occasione dell’apertura del Salone del libro di Torino, “Leggere è una risorsa per la società. Leggere rende liberi. Lo scambio di conoscenza e cultura crea ponti. I libri aprono alla comprensione reciproca e al dialogo.”

Questa edizione del Gutenberg vedrà ancora una volta la suddivisione degli incontri in due macro aree, Fiera Gutemberg dedicata agli adulti e Gutenberg ragazzi dedicata ai giovanissimi, ma come ogni anno la fiera cercherà di coivolgere gli studenti e la cittadinanza con interventi programmati durante tutto il corso dell’anno, perchè la cultura è vita e non può essere circostritta alla sola settimana della manifestazione ma deve proseguire il suo viaggio arrichendo il pubblico con nuovi spunti e nuove proposte letterarie.

Il programma ufficiale e gli ospiti di questa ventunesima edizione saranno svelati domani 15/05/24 durante la conferenza stampa, che si terrà a partire dalle ore 11:30 presso la Biblioteca comunale De Nobili, alla presenza del sindaco Nicola Fiorita, l’assessore alla Cultura Donatella Monteverdi, Armando Vitale direttore artistico e presidente dell’Associazione Gutenberg Calabria e Rosetta Falbo dirigente scolastica del Liceo Classico Galluppi.

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Racconti disumani, un riadattamento di Alessando Gassmann per Giorgio Pasotti

Roma- Dal 30 al 4 febbraio è andato in scena presso il teatro Quirino Vittorio Gassmann di Roma “Racconti disumani” di Alessandro Gassmann.

Si tratta di due storie di Franz Kafka, “Una relazione accademica” e “ La tana”, riadattate da Alessandro Gassmann per il teatro, sotto la sua regia si è esibito Giorgio Pasotti.

L’intero spettacolo non è durato più di due ore, ma ha concesso al pubblico di assistere ad una vera e propria Opera.

Giorgio Pasotti ha dato prova di grande bravura, sulla scena era l’unico protagonista accompagnato solo dalla scenografia.

Nel primo racconto, “Una relazione Accademica” ha usato tutto se stesso nel dare corpo e voce al personaggio, accompagnandoci nel mondo immaginato da Kafka, vestendo i panni di uno scimpanzé che viene trasformato in essere umano. A fare da sfondo una scenografia giocata tutta sulla presenza ed assenza di luce ed effetti sonori, che hanno contribuito a dare maggiore enfasi al racconto.

Nel secondo racconto, “La tana”, Pasotti interpreta un uomo terrorizzato dalla paura del nemico che si trasforma in roditore mentre scava una tana sempre più grande e confortevole per evitare di doversi scontrare con il mondo esterno.

La scelta di Gassmann è ricaduta su questi due racconti perché rappresentano bene due aspetti che ricorrono costantemente nella natura umana, sopratutto in periodi bui, e che tendono ad allontanare l’essere umano dalla sua umanità. In più come ha affermato lo stesso Gassmann questi racconti aiutano ad andare in profondità dell’animo umano ed a comprendere meglio noi stessi e chi sta in torno a noi.

Lo spettacolo si è concluso con una grande e meritata standing ovation per Giorgio Pasotti, gli applausi, infatti, sono stati tanti e veramente lunghi, ripagando il lavoro dell’attore.

La produzione dello spettacolo e stata realizzata dalla collaborazione tra il TSA (Teatro Stabile d’Abruzzo) e Stefano Francioni produzioni.

Musiche: Pivio e Aldo De Scalzi

Luci: Marco Palmieri

Costumi: Mariano Tufano

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Addio a Sandra Milo

Roma – Addio a Sandra Milo, volto storico della televisione italiana.

Ne danno notizia i familiari sui canali social. L’attrice, musa di Federico Fellini e attualmente in tv insieme a Mara Maionchi e Marisa Laurito, in giro per il mondo per il programma “Quelle brave ragazze”; si è spenta a 90 anni nella sua casa di Roma circondata dalla famiglia e le persone a lei più care.

Una personalità sgargiante e naturalmente “svampita”, ma sempre allegra e amabile.

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Contagina. Dove tutto ebbe inizio. Il nuovo romanzo di Piero Bevilacqua

Un evento di cronaca o un fatto storico realmente accaduto sono, solitamente, il punto di partenza da cui uno scrittore trae ispirazione per creare delle storie, la fantasia e l’estro creativo portano avanti la trama su cui si sviluppa l’intero romanzo. Un pò come è accaduto con il nuovo libro di Piero Bevilacqua, edito da Castelvecchi: Contagina. Dove tutto ebbe inizio.

Il romanzo, distribuito in libreria il 19/01/24, trae spunto dalla tristemente nota pandemia, per sviluppare una storia su un nuovo virus killer.

Questo virus è ancora più subdolo e silenzioso del covid-19, ma è altrettanto letale, infatti chiunque contrae questo virus viene fulminato all’istante, sul volto del mal capitato un ghigno di disgusto e orrore che ne deforma il volto, segno distintivo che fa comprendere che si tratta di una pandemia.

I primi episodi si verificano in Nord d’Italia, dopo una tempesta d’acqua e di vento, ma ben presto iniziano a comparire i primi morti anche in altre zone d’Italia e nel mondo, creando panico e inquietudine.

Ciò che però farà si che lo sgomento diventi collettivo, sono le dichiarazioni rilasciate durante un’intervista da un insigne scienziato americano. Nell’intervista si dichiara che, a seguito dei vaccini, un virus molto potente, che non da sintomi, minaccia l’esistenza dell’intera umanità.

Qui le doti dello storico Piero Bevilacqua, la sua curiosità e la sua cultura, entrano in gioco con maggiore enfasi creando diversi scenari con cui le persone, sconvolte da questi avvenimenti, reagiscono.

Infatti, nel tentativo disperato di esorcizzare la fine le persone iniziano a suicidarsi o a cadere preda della lussuria.

Insomma gli appassionati di catastrofi, ma anche gli studiosi dell’animo e della psiche umana potranno cimentarsi nella lettura di un romanzo, forse un pò fantasy, ma di attualità che mette in scena la triste commedia del decadimento della condizione umana, mentre la natura intorno inizia a collassare.

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Arezzo dagli Etruschi ai giorni nostri

Oggi propongo una gita fuori porta nella città natale di Petrarca (per chi abita tra il Lazio, la Toscana e l’Umbria): Arezzo, città Toscana fondata dagli Etruschi.

La città oggi nota come Arezzo, risale al IX secolo a.C. ed il suo nome era Aritim (in latino Arretium), secondo la legenda la città fu fondata dalla dea etrusca Artume, le cui caratteristiche sono molto simili alla dea della caccia greca Artemide, per i latini Diana. La naturale connotazione geografica della città ricorda molto i luoghi sacri alla dea della Artemide, posta su un colle e circondata da boschi e fiumi.

La città porta ancora i segni delle varie epoche storiche, dalla fondazione sino agli inizi del XIV secolo, anno in cui iniziarono le fondazioni della Basilica di San Francesco. Ed è proprio sotto la Basilica di San Francesco che si possono visitare questi rinvenimenti archeologici riportati alla luce tra il 1986 ed il 1989 in occasione dei lavori di riassetto della omonima piazza.

Come la maggior parte delle città d’arte italiane, anche qui si è voluto valorizzare il centro storico, che mantiene ancora la pianta e gli edifici medievali ed all’interno del quale non è difficile orientarsi.

La parte più alta della città, sul colle San Donato, è dominata dai resti della fortezza Medicea dalla tipica pianta a stella con cinque bastioni (ideata dall’architetto Antonio da Sangallo il Giovane) ancora oggi visitabile e dalla quale si gode una piacevole vista sulla valle sottostante. Questa fortezza ha origini antiche, ma ciò che vediamo oggi è frutto del lavoro degli architetti fiorentini Giuliano e Antonio da Sangallo, iniziato nei primi del Cinquecento e completato nel 1540 per volere del Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici.

Veduta dalla Fortezza Medicea-Arezzo

Scendendo più giù si incontra il Duomo dei Santi Pietro e Donato, edificato sulla sommita del colle di San Pietro per volere del papa Innocenzo III nel 1203, anche se la facciata esterna dell’edificio è rimasta grezza, al suo interno regala il fascino della struttura gotica impreziosita da affreschi e vetrate colorati, una visione suggestiva da lasciare senza parole.

Accanto al Duomo si erge Palazzo dei Priori con la sua torre con orologio, risalente alla prima metà del Trecento ed ancora oggi sede del Comune.

Da qui si può raggiungere la Piazza Grande, il fulcro del centro storico e sede dell’antica Giostra del Saracino (rievocazione storica di antiche competizioni cavalleresche di origine medievale), qui si affacciano il Palazzo delle Logge progettato da Giorgio Vasari i cui archi oggi ospitano le botteghe artigiane, accanto ad esso si erge l’abside della Pieve di Santa Maria Assunta, edifico di origini romaniche con qulche rivisatazione data dalla mano del Vasari ed infine troviamo il Palazzo della Fraternità dei Laici, anchesso passato dalle sapienti mani del Vasari, dal quale primeggia l’orologio astronomico sulla sommità del campanile, oggi l’edificio è adibito a museo.

La città di Arezzo, con il suo dedalo di vie che si intersecano tra loro, olltre ad offrive diversi siti culturali, concede anche numerose occasioni di ristoro dove gustare le varie prelibatezze Toscane.

Inutile dire che vale la pena di fare più di una visita per poter meglio apprezzare i sui molteplici e diversi tesori, la casa del Petrarca o i luoghi scelti da Roberto Benigni come set de “La Vita è Bella”.

Ph: proprietà di Culturaalvento.com

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Addio a Domenico De Masi

Lo scorso sabato (il 9/9/2023) ci ha lasciati il professore Domenico De Masi. Era Professore Emerito di Sociologia del lavoro all’Universita La Sapienza di Roma, io l’ho conosciuto proprio lì, ormai tanti anni fa, durante le sue lezioni. Ormai è passato tanto tempo, e quel tempo duro un semestre dopo il quale diedi l’esame. L’avevo scelto come materia complementare, Sociologia del lavoro, perché pensavo mi avrebbe dato informazioni in più per il mio futuro lavorativo, fu una scelta felice di cui conservo un ricordo ancora vivo. Ho visto un uomo appassionato del proprio lavoro, che cercava attraverso i suoi studi una strada che portasse ad un paese migliore. Ad iniziare dai suoi studenti ai quali consigliava di cercare sempre l’imprevisto, la deviazione dalla strada dritta, l’inaspettato, perché porta all’intuizione ed a nuove forme di pensiero.

Era sostenitore del tempo libero, i lavoratori non dovevano rinunciarvi, a noi studenti diceva sempre: “andare ad una mostra o cambiare strada per andare a lavoro può generare un’idea nuova, che stavamo aspettando e che bloccati in ufficio, nella routine non riuscivamo a vedere”. Per lui era fondamentale il benessere dei lavoratori, perché un lavoratore felice è più produttivo.

L’ho incontrato recentemente il professor De Masi, inaspettatamente, era febbraio ed ero andata alla presentazione del libro di un altro professore de La Sapienza, Piero Bevilacqua, nonché autore di numerosi libri. Ho subito rivissuto i momenti dell’Università e per un attimo mi è sembrato di essere ancora lì, al tempo in cui tutto era ancora possibile. Ho sentito nuovamente quella passione che lo accompagnava quando introduceva il libro di Bevilacqua.

Memore di quell’ultimo incontro, ho chiesto al prof. Piero Bevilacqua, che lo ha conosciuto meglio di me, sia come collega che come amico, di poter pubblicare il suo personale ricordo del prof. De Masi e lui gentilmente ha acconsentito.

“Abbiamo perduto un grande studioso, un sociologo di statura internazionale, esperto del mondo del lavoro e capace di prospettive coraggiose e visionarie. Era un sociologo, aggiungo, con una vasta cultura storica che utilizzava ampiamente e fruttuosamente nel suo mestiere di sociologo.

Il suo corposo libro sul lavoro nel ‘900, pubblicato da Einaudi ne costituisce una testimonianza davvero esemplare.
Ma Domenico, Mimmo per gli amici, era un grande intellettuale, di letture ampie e di frequentazioni assai vaste. Aveva conosciuto non solo Lula, di cui era amico, ma perfino il grande scrittore argentino J.Luis Borges, era amico di Pasolini, Moravia, della Wertmuller, ecc.
Era un uomo politicamente impegnato, continuamente a lavoro per diffondere cultura, formazione, sapere, con la volontà di aiutare la parte debole della società. Ma poi era una persona, posso dirlo senza enfasi, di elevate qualità umane. Gentile, modesto, ironico e sorridente, con quella bonomia meridionale che dovrebbe costituire un dato antropologico dell’umanità futura, mi informava dei sui trascorsi senza nessuna boria, quasi a volerli sminuire.

Purtroppo l’ho conosciuto personalmente tardi. Solo due, tre anni fa, pur avendolo avuto collega per tanti anni alla Sapienza, ma in Facoltà separate. E come accade come quando c’è una comunanza profonda di sentimenti, siamo quasi diventati fratelli subito.

Avevamo preso la bella abitudine di incontrarci ogni tanto, di mattina, in un appartato baretto dietro Palazzo Braschi, di fronte a Piazza Navona. E lì parlavamo di tutto senza rifiatare un istante, soprattutto di politica. Era un vero godimento intellettuale conversare con lui e anche quando non concordavamo su alcune questioni, tutto avveniva con una ironica cordialità, il dissenso non faceva cambiare in nulla il corso e il tono della discussione.

Un paio di settimane fa, per telefono, mi aveva detto del tumore al pancreas: la peggiore notizia che una persona può udire dalla bocca di un amico, un annuncio di morte. C’era una speranza, perché il cancro si trovava alla coda, che in tanti casi è operabile e garantisce la guarigione. L’ho richiamato venerdi per avere novità e mi ha risposto con voce sofferente, dicendo che era al Gemelli, sottoposto a continue e dolorose analisi. Ma ha aggiunto: Io comunque, resisto, ce la metto tutta.

E invece il nostro Mimmo ha perso la sua ultima battaglia, quella che prima o poi perdiamo tutti. Davvero ci mancherà un compagno prezioso, un grande compagno di lotta. Di queste rare figure abbiamo un gran bisogno, perché chi non capisce che il mondo è una arena di conflitti, dove chi ha potere cerca di schiacciare i più deboli, non ha compreso nulla della realtà o sonnecchia con
indifferenza nel retrobottega della storia.”

Per conoscere meglio il lavoro e le opere del prof. De Masi potete visitare il suo sito.

Ph: Spam Roma

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Dalla antropologia del quotidiano alla teoria dei non luoghi. Addio a Marc Augè

Lo scorso 24 luglio il Festival filosofia di Modena ha annunciato la scomparsa dell’antropologo francese Marc Augè, di cui era membro del comitato scientifico dal 2009.

Nato a Poitiers il 2 settembre 1935, aveva 87 anni, si è da sempre occupato di antropologia, la sua carriera iniziata come direttore degli studi presso L’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, è proseguita con gli studi antropologici in Africa occidentale.

Il massimo della notorietà arriva quando inizia a dedicarsi all’antropologia del quotidiano, studia in fatti tutti quei luoghi topografici adibiti al consumo di massa (autogrill, centri commerciali, alberghi), elaborando la teoria dei non luoghi, la loro caratteristica è quella di essere privi di storia, identità, relazioni, di memoria.

Spazi estranianti e deculturalizzati e dunque vuoti e distanti da ciò che in senso antropologico è rappresentazione di luogo.

Tra le opere tradotte di Marc Augè ricordiamo:

  • Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità (Elèuthera, 1993);
  • Tra i confini. Città, luoghi, interazioni (Bruno Mondadori, 2007);
  • Il mestiere dell’antropologo (Bollati Boringhieri, 2007);
  • Il bello della bicicletta (Bollati Boringhieri, 2009);
  • Il metrò rivisitato (Raffaello Cortina Editore, 2009);
  • Per un’antropologia della mobilità (Jaca Book, 2010);
  • Straniero a me stesso(Bollati Boringhieri, 2011);
  • Futuro (Bollati Boringhieri, 2012);
  • Per strada e fuori rotta (Bollati Boringhieri 2012);
  • Le nuove paure (Bollati Boringhieri, 2013);
  • Etica civile: orizzonti (con Laura Boella, Edizioni Messaggero Padova, 2013);
  • I paradossi dell’amore e della solitudine (Consorzio Festivalfilosofia 2014);
  • L’antropologo e il mondo globale (Raffaello Cortina Editore, 2014);
  • Il tempo senza età. La vecchiaia non esiste (Raffaello Cortina Editore, 2014);
  • Fiducia in sé, fiducia nell’altro, fiducia nel futuro (La Compagnia della Stampa, 2014);
  • La forza delle immagini (con Umberto Eco e Georges Didi-Huberman, Franco Angeli Editore, 2015);
  • Le tre parole che cambiarono il mondo (Raffaello Cortina Editore, 2016);
  • Un altro mondo è possibile (Codice Edizioni, 2017);
  • Sulla gratuità. Per il gusto di farlo! (Mimesis Edizioni, 2018);
  • Chi è dunque l’altro? (Raffaello Cortina Editore, 2019);
  • Condividere la condizione umana. Un vademecum per il nostro presente (Mimesis Edizioni, 2019). 

PH: Paese Italia Press

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Ritratte. Donne di Arte e di Scienza

Roma 12.07.23- Inaugurata la mostra fotografica Ritratte. Donne tra Arte e Scienza, che dal 13 Luglio al 10 Ottobre 2023 sarà ospitata presso il Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese a Roma. Tante le presenze registrate ieri per l’anteprima stampa della mostra ed inaugurazione.

Federica Pirani, responsabile del Museo Carlo Bilotti, ha aperto la serata ringraziando lo staf del museo e la Fondazione Bracco per il lavoro di allestimento, ma sopratutto per l’iniziativa rivolta a “sensibilizzare il pubblico su quanto esteso sia ancora il gap di genere nei luoghi di lavoro, gli uomini ai vertici sono l’80% mentre le donne solo la metà”.

Inaugurazione mostra Ritratte presso il Museo Carlo Bilotti di Roma

Questa esposizione, ha spiegato la portavoce della Fondazione Bracco, è destinata sopratutto alle nuove generazioni in cerca di ispirazione per la loro carriera futura, il concetto ed il leit motiv è “si può fare”. Le 40 donne ritratte che ricoprono le carice più importanti del panorama artistico e scientifico d’Italia ne sono la prova. Studio dedizione e forza di volontà sono la spinta di queste donne che non si sono mai fermate davanti ad un “non fa per te” e sopratutto non hanno mai abbandonato i loro sogni nemmeno davanti alle difficoltà.

L’idea di questa mostra nasce dalla volontà della Presidente della Fondazione Bracco, Diana Bracco che da anni combatte le disparità di genere in ogni ambiente, di puntare sulle competenze e sulle skils; gia nel 2016 aveva avviato il progetto 100 donne contro gli stereotipi per valorizzare l’expertise femminile con la collaborazione dell’Osservatorio di Pavia e l’Associazione Giulia Giornaliste (ideatori del progetto) ed il sostegno della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea.

Ritratte, infatti, suggerisce al pubblico non tanto di soffermarsi sulla bellezza della foto o della qualità dell’immagine, ma di catturare e fare proprie le informazioni curriculari che accompagnano le fotografie. Qui ssi apprezza il merito, le qualità personali o acquisite nel tempo che hanno portatato queste donne a distinguersi ed a ricoprire dei ruoli di primo piano in due ambiti differenti: l’arte e la scienza.

Da una parte abbiamo il mondo dell’arte con le direttrici di Musei, che con creatività e sensibilità tutta al femminile governano i luoghi sacri alle Muse, lughi che racchiudono anche la nostra memoria e ne custodiscono i tesori.

Dall’altra abbiamo le protagoniste delle materie STEM (science, technology, engineering and mathematics) che in Italia purtroppo sono ancora in numero esiguo, proprio per questo assumono maggiore significato nello sfondare il muro degli stereotipi di genere sopratutto nelle scienze.

Le scienziate in mostra sono solo una piccola selezione del più ampio progetto denominato #100esperte (100 donne contro gli stereotipi ndr) piattaforma arricchita nel tempo con i volti delle esperte italiane in settori strategici del universo delle scienze.

Se una volta i ritratti erano destinati solo agli uomini ed a poche donne facoltose, oggi queste donne, che per la maggiorparte del loro tempo vivono spazi di lavoro appartati, escono allo scoperto e si rendono protagoniste dell’interesse e della curiosità collettiva per i ruoli che ricoprono.

Merito anche della scelta di un fotografo del calibro di Gerald Bruneau, esperto di ritratti in tutto il mondo nel compo della politica, dello spettacolo, dello sporto e della cultura, ma anche appasionato fotografo di opere d’arte storiche sulle interviene rivisitandole in chiave dadaista (Bronzi di Riace, Paolina Borghese, Pietà di Michelangelo, Venere capitolina tuttora esposta presso il Museo Diffuso di Formello)

Durante la mostra è stata presentata anche l’iniziativa dell’ospedale Gemelli di Roma, Art4Art (Advanced Radiation Therapy) che ha permesso di abbellire il centro di Radioterapia Oncologia del Policlinico gemelli di opere d’arte ed organizzare eventi di intrattenimento artistico volti ad alleviare la sofferenza dei pazienti e a sollevarne gli animi, ciò grazie anche alla collaborazione con l’Associazione Romanini, oggi un percorso virtuale tratto dall’esposizione arricchito con video interviste è entrato a far parte della loro piattaforma.

  • Maria Cristina De Sanctis Planetologa
  • Alessandra Celletti Matematica
  • Francesca Cappelletti, Galleria Borghese

La mostra è curata e realizzata da Fondazione Bracco, in collaborazione con Arthemisia e Zetema Progetto Cultura, con la promozione di Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

Orari di apertura al pubblico:

martedì-venerdì ore 13-19

sabato e domenica ore 16-19

lunedì chiuso

Social ed hashtag ufficiale:

#Ritratte

@FondazioneBracco-@arthemisiaarte-@MuseiInComuneRoma

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Addio a Francesco Nuti

Francesco Nuti è morto ieri 12/6/23 dopo una vita per la maggior parte passata a combattere contro i problemi legati all’incidente domestico occorso nel 2006 che lo portò ad essere ricoverato al Policlinico Umberto I per un ematoma cranico che lo mandò in coma.

Una vita tra alti e bassi, difficoltà nel saper gestire gli insuccessi.

Attore e regista, il successo arriva negli anni ’80 con quel tipo di commedia romantica dal “retrogusto amaro” che ha avuto grande presa sugli autori comici delle generazioni successive.

Con la sua leggerezza e la marcata cadenza dialettale che dava ai suoi personaggi, Nuti è riuscito a conquistare i box office grazie a commedie brillanti dai toni vagamente surreali come: Io, Chiara e lo Scuro, Casablanca, Casablanca, Tutta colpa del paradiso, Stregati, Caruso Pascoski di padre polacco, Willy Signori e vengo da lontano, ancora Donne con le gonne, pellicola di grande successo che negli anni 1991/92 fu su tutti campione di incassi, fu anche il periodo di maggior successo per la sua carriera, in quanto non solo ne fu sceneggiatore e regista ma anche interprete e protagonista al fianco della bellissima Carole Bouquet.

Il suo esordio fu però nel cabaret, i cui monologhi si scriveva da solo; durante una sua esibizione venne notato da Alessandro Benvenuti e Athina Cenci che lo coninvolsero nel gruppo I Giancattivi, e sotto la direzione di Benvenuti lavorò per la prima volta nel cinema in Ad ovest di Paperino (1981), una rielaborazione delle opere del terzetto.
Con il trio partecipò anche a diverse trasmissioni televisive di successo, ricordiamo, Non stop (1977-78) del regista Enzo Trapani su Raiuno.

Da qui inizia la carriera solista prendendo parte, in veste di sceneggiatore ed interprete protagonista, ad alcuni film diretti da Maurizio Ponzi.

Il blackout arriva nel negli anni ’90 quando i consensi per i suoi lavori non sono paragonabili ai precedenti, da qui la depressione, l’abuso di alcol ed il tentato suicidio; l’epilogo con l’incidente del 2006 che lo allontana definitivamente dal palcoscenico.

Ma noi preferiamo ricordarlo quando ancora i suoi demoni non l’avevano oscurato.

Donne con le gonne

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Si chiude il capitolo storico su Berlusconi

Arriva oggi, 12/06/23, la notizia della morte di Berlusconi, avvenuta dopo l’ultimo ricovero per problemi ematici.

In tanti hanno espresso cordoglio alla famiglia e stupore per la sua scomparsa.

La notizia rimbalza sui media di tutto il mondo per il ruolo avuto in abito politico ed industriale.

Berlusconi, amato ed odiato per i suoi eccessi, nel bene e nel male ha contribuito a scrivere un capitolo importante della storia dell’Italia, è stato una personalità forte ed accentratrice, concentrando su di se i fari dell’opinione pubblica di Italia e del mondo. È riuscito a governare l’Italia in modo del tutto personale stravolgendo la politica interna, ha saputo intrattenere ottime relazioni in ambito di politica estera, sopratutto agli inizi della sua carriera.

Abile oratore, ha aperto la strada ad un nuovo modo di fare Comunicazione (gli studi di scienze della Comunicazione sono nati a seguito di richieste di queste figure nelle sue aziende e per la sua personale propaganda), la tv privata è stata da lui introdotta per la prima volta in Italia nel 1980, mentre già nel 1964 la sua azienda ha iniziato a costruire quella che poi divenne Milano-2.

In quanto a lungimiranza e spirito imprenditoriale Berlusconi, che fu insignito Cavaliere del lavoro nel 1977, è sempre stato preso ad esempio ed anche oggetto di studio in diverse discipline, la giornalista Ida Dominianni ha anche scritto un libro sulla sua controversa figura e discesa al potere (Il trucco-Futura edizioni).

Come tutti gli uomini di successo, la sua figura è sempre stata molto discussa, tante sono le ombre che lo circondano e che lo hanno portato ad essere al centro di indagini e battaglie legali, incominciando dall’inchiesta di “mani pulite“, che lo vide coinvolto in quanto vicino a Bettino Craxi, per finire al Rubygate.

Nel 1994 quando Berlusconi entrò in politica e vinse le elezioni tentò anche di coinvolgere Di Pietro e Davigo (i pm che avevano aperto l’inchiesta di “mani pulite”) nel tentativo di poter manipolare l’inchiesta a suo favore, proponendo la carica di ministro dell’interno al primo e di ministro della giustizia al secondo, ma entrambi rifiutarono.

Silvio Berlusconi è il politico contemporaneo rimasto più a lungo in carica nel ruolo di Presidente del consiglio (il primo dal 1994 al 1995, due consecutivi dal 2001 al 2005 e dal 2005 al 2006 e, infine dal 2008 al 2011), secondo solo a Benito Mussolini e Giovanni Giolitti.

È stato anche il primo ad aver rivoluzionato la campagna elettorale, presentando la sua candidatura a tutti gli italiani (violando la privacy) inviando per posta alle abitazioni private di tutta Italia il suo curriculum con lettera di presentazione. Un vero e proprio opuscolo che spiegava anche il suo programma elettorale, una novità che ha fatto la differenza rispetto agli avversari, la scelta del colore azzurro ed il tono colloquiale e rassicurante sono riusciti a conquistare la fiducia di gran parte degli italiani portandolo alla vittoria.

Imputato in oltre venti procedimenti giudiziari, dopo la condanna definitiva per frode nel 2013 a 4 anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici per due anni, decaduta la sua carica da senatore si è ritirato dalla scena politica italiana, cessando di essere anche un parlamentare.

Solo nel 2018, decadendo l’interdizione dai pubblici uffici, è stato eletto al parlamento europeo alle elezioni del 2019. Anche il 2022 è stato per lui un anno proficuo che lo ha visto entrare nuovamente in senato a seguito della vittoria delle politiche del 25 settembre nel collegio uninominale di Monza.

Le scelte fatte per i format dei suoi canali televisivi, se da una parte hanno portato innovazione portando a conoscenza di tutti ciò che succedeva dall’altra parte del globo in termini di produzioni televisive e innovazioni tecnologiche, dall’altra hanno introdotto una certa mercificazione della donna e volgarità nei programmi televisivi che hanno fatto scempio degli sforzi fatti dalla tv pubblica in precedenza.

Il suo modo di fare politica inoltre ha spazzato via l’attenzione al benessere dei cittadini concentrando tutti gli sforzi verso politiche personali, di cui ancora oggi vediamo le conseguenze.

È stato presidente del Milan per 31 anni.

  • Berlusconi e Massimo D’Alema Lapress
  • Berlusconi e Putin Lapress
  • Berlusconi e Chirac Lapress

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Oui Magazine

DI JESSICA MARTINO E MARIANNA PIZZIPAOLO

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Due sorelle e una stanza di libri

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Il tempo impresso

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Le Trame del destino: Libri e dintorni

“Non ci sono amicizie più rapide di quelle tra persone che amano gli stessi libri” (Irving Stone)

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Laureato in scienze della cialtroneria con master in sorrisi-sparsi.