Recentemente Danilo Rossi, prima viola alla Scala di Milano, ha inviato ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera un’accorata lettera in cui si domanda quale posto abbia la cultura in Italia.
Di seguito si riporta quanto scritto nella lettera.
“Carissimo, dopo una estate stracolma di allori sportivi, medaglie, campionati europei vinti, l’autunno é il periodo dei grandi concorsi internazionali musicali. Al Concorso Pianistica Chopin di Varsavia l’Italia ha ottenuto il quinto premio con Leonora Armellini, 29 anni e il secondo premio con Alexander Gadjiev 27 anni. Al concorso violinistico Paganini di Genova invece l’Italia con Giuseppe Gibboni 20 anni ha vinto il Primo Premio assoluto, cosa che non succedeva da 24 anni. In nessun giornale nazionale e in nessuna TV nazionale é stata data questa notizia. Inoltre nessun politico con ruoli istituzionali importanti, dalla cultura alla scuola all’università, ne ha parlato. Mi risulta che i vincitori di medaglie varie, olimpiche o tornei, dal tennis al volley, vengono invitati dal Presidente del Consiglio o addirittura dal Presidente della Repubblica. La cultura al primo posto? Se fosse veramente così questi straordinari giovani sarebbero su tutti i giornali e su tutte le televisioni e sarebbero già stati invitati dalle più alte cariche dello Stato. Invece nulla di tutto questo è accaduto. Quindi in realtà siamo il terzo mondo culturale? Mi piacerebbe avere un riscontro a questa mia domanda. La ringrazio.
P. S. Aggiungo anche che pochi giorni fa l’Accademia Bizantina, ensemble italiano di musica barocca ha vinto ai Grammy il premio come seconda miglior orchestra al mondo! Anche in questo caso, silenzio totale!
Con stima.
Danilo Rossi
Prima viola Solista Orchestra Teatro alla Scala di Milano”.
Viste queste parole ed appreso quanti successi l’Italia abbia ottenuto in molti campi, non solo nello sport, e viste le recenti drastiche disposizioni attuate durante il momento più difficile della pandemia nei confronti del mondo dello spettacolo, il quale ha subito un duro colpo; anche noi ci domandiamo: La cultura che posto ha in Italia?
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Quest’anno Italia Nostra compie Sessantasei anni dalla sua fondazione e attività di protezione dei beni culturali italiani.
Nata nel lontano 1955 in pieno boom economico, durante gli anni della ricostruzione, dalla volontà di un gruppo di intellettuali che sentì la necessità ed il dovere di proteggere la memoria storica e culturale del paese dall’urbanizzazione selvaggia e dal cieco interesse economico.
Tante sono state le battaglie intraprese da Italia Nostra a protezione del patrimonio artistico dell’Italia, se ancora oggi abbiamo una memoria storica, edifici e monumenti di grande pregio che definiscono la nostra identità culturale lo dobbiamo al loro impegno.
In occasione di questa ricorrenza e sopratutto come biglietto di presentazione ai più giovani, è stato divulgato un interessante documentario realizzato dal settore Educazione al Patrimonio Culturale di Italia Nostra e dalla Compagnia Velia di Cecchini Officine Teatrali, in occasione dei Sessant’anni di Italia Nostra, che ripercorre le tappe più rilevanti della storia associativa, che spiega anche quali battaglie sono state affrontate e quali ancora oggi sono sul tavolo delle trattative.
Grazie al loro modo di vedere le città con il loro monumenti ed edifici storici, nonché il paesaggio circostante, oggi siamo in grado di poter vivere ed interagire con esse, infatti non le percepiamo come città museo belle da vedere e contemplare, ma come beni paesistici parte integrante delle nostre vite.
Spesso diamo per scontato ciò che abbiamo intorno perché fa ormai parte del nostro vissuto, ma non dobbiamo dimenticare il lavoro di chi ha permesso che questo fosse possibile. Un‘associazione lungimirante che già negli anni Sessanta aveva visto la necessità di abbandonare il carbone fossile (il petrolio) perché in esaurimento oltre che inquinante, per cercare energie alternative e di lunga durata come il solare. Oggi la lotto continua contro la volontà di imporre l’eolico, che non solo non é in grado di sopperire alle necessità dell’intero paese, ma anche invasivo e deturpante sul piano paesaggistico.
Le generazioni che verranno dovranno essere in grado di lottare affinché la memoria storica rappresentata dai paesaggi e dal patrimonio artistico italiano non venga cancella a favore degli interessi economici del momento, ma perduri nel tempo.
Nel video tra i personaggi che hanno fondato Italiana Nostra emerge il nome di Desideria Pasolini dall’Onda, recentemente scomparsa, dopo un secolo e un anno di vita culturalmente molto intenso. Autentica protagonista dell’ambientalismo italiano e della tutela del nostro patrimonio, fu anche presidente di Italia Nostra dal 1998 al 2005, ma è stata per anni attivissima anche nell’Adsi-Associazione Dimore Storiche Italiana.
Con lei se ne va l’ultima firmataria dell’atto del 1955, sottoscritto anche da Umberto Zanotti Bianco, Elena Croce, Pier Paolo Trompeo, Giorgio Bassani, Luigi Magnani Rocca e Hubert Howard.
Italia Nostra ha voluto renderle omaggio ricordando le parole che Pasolini dall’Onda ha speso in una lunga intervista pubblicata sul Bollettino di Italia Nostra nel 2013, in cui ella ricorda le tante battaglie ma soprattutto spiega le finalità innovative e rivoluzionarie che erano alla base dell’idea associativa: “A differenza delle altre realtà che già esistevano noi siamo stati la prima associazione di volontari che voleva proteggere tutto il patrimonio culturale nella sua interezza. Avevamo cioè una visione nuova “globale”: non volevamo solo proteggere quel determinato castello, quella villa o quel monumento, ma tutto il loro contesto e l’ambiente. Così facendo abbiamo reso pubblico il concetto di territorio. Adesso tutti ne parlano, ma a quell’epoca no. Sentivamo il dovere di conoscerlo e salvarlo”.
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Si conclude con un settimo posto alla finale dei giochi olimpici di Tokyo la carriera internazionale di Federica Pellegrini.
“Sono molto contenta, è stato un bel viaggio, anni e anni di bracciate, è stato bello, non voglio piangere oggi, me la sono goduta dall’inizio alla fine, ho fatto anche un bel tempo, è stato veramente un bel viaggio, dall’inizio alla fine. Questa è stata la mia ultima finale olimpica, è il mio ultimo 200 a livello internazionale, è giusto così.”
Federica Pellegrini è soddisfatta anche se si lascia sfuggire qualche lacrima, quelle di chi ama lo sport e crede in quello che fa, nell’annunciare la sua decisione di lasciare il nuoto agonistico internazionale. Sport al quale ha dato tutto e preso tutto quello che poteva prendere, ma adesso c’è spazio solo per la famiglia ed il riposo, mentre organizza la sua vita in base hai progetti e gli impegni futuri.
La Divina, dopo essere riuscita ad aggiudicarsi la classificazione alla finale delle Olimpiadi di Tokyo 2020 ed aver dato il massimo nei 200 stile libero, lascia il posto alle nuove generazioni olimpioniche.
Nel 2004 aveva solo sedici anni, quando l’abbiamo vista uscire dall’acqua come un pulcino bagnato e conquistare la medaglia d’argento nei 200 m stile libero, catalizzando su di sé le attenzioni e le aspettative di tutti. Il suo sogno, e quello di milioni di italiani che l’hanno sempre seguita e sostenuta, è continuato con metodo e passione anno dopo anno.
Insignita dei titoli di Ufficiale e successivamente di Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana per i successi ottenuti ai Giochi Olimpici nel 2004 e nel 2008, l’abbiamo vista crescere e regalarci ancora tante emozioni nei 200 m stile libero grazie ai 4 ori, 3 argenti e 1 bronzo conquistati in otto diverse edizioni (da Montréal 2005 a Gwangju 2019).
Oggi la ritroviamo donna che, con maturità e consapevolezza sceglie di lasciare le gare internazionali, non senza essersi aggiudicata un altro record, passando alla storia come la prima donna ad aver conquistato la 5^ finale olimpica consecutiva.
“A 33 anni è il momento migliore. Sono fiera di essere stata capitana negli ultimi mesi. Lascio una squadra mai così forte”
Foto di Federica Pellegrini
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Il mio viaggio parte dalla curiosità di conoscere i luoghi che hanno visto crescere e maturare la personalità di San Francesco e di Santa Chiara. La vita di San Francesco per un adolescente cresciuto in una famiglia cattolica, e non, rappresenta un faro nella notte, un esempio di bontà a cui attingere nei momenti di sconforto. Una forza a cui aggrapparsi e dire posso farcela anche io a seguire la mia strada.
Ha certamente ragione Alberto Angela quando, nella puntata di Ulisse il piacere della scoperta, parla di lui come un adolescente dei giorni nostri con le stesse debolezze ed incertezze, che ha voluto percorrere la propria strada slegandosi dalla tradizione di famiglia, con il coraggio e la volontà di fondare un ordine religioso nuovo e diverso che fosse il più possibile vicino agli uomini bisognosi. Un umile tra gli umili.
Assisi racchiude, conserva e trasmette ancora questo spirito; qui si respira aria di pace e serenità, non si percepisce sconforto e tristezza come spesso accade nei luoghi di culto (come Lourdes ad esempio), ma si percepisce energia vitale.
Arrivare ad Assisi da Roma non è difficile, basta prendere il treno per Perugia e una volta usciti dalla stazione si può prendere il link autobus che porta verso il centro storico della città. Assisi ha la tipica conformazione delle città medievali umbre arroccate sulla montagna per dominare la valle, i suoi natali risalgono all’epoca degli antichi Romani come testimoniano i numerosi monumenti sopravvissuti al tempo: la facciata del Tempio di Minerva, l’Anfiteatro, le Mura, il Foro.
Il mio percorso di visita è iniziato dalla Basilica dedicata a Santa Chiara dove riposano le sue spoglie, lungo la via si possono ammirare le costruzioni medievali che regalano un’atmosfera fantastica, inoltre offrono anche una bellissima vista, in quanto la maggior parte sono incorniciati da fiori coloratissimi.
Basilica di Santa Chiara
Cripta di Santa Chiara
Il centro di Assisi, soprattutto intorno a piazza del Comune, è un tintinnare di stoviglie, bicchieri e posate per i numerosi ristoranti che si affaccendano nel rifocillare i viandanti.
Piazza del Comune
Qui la cucina è quella tipica umbra, ricca di cacciagione e legumi e tuberi locali. Io ho provato la cucina della Trattoria Pallotta, veramente ottima.
Basilica di San Francesco
Cripta di San Francesco
Il percorso di visita prosegue verso la Basilica di San Francesco, ciò che contraddistingue tutte le chiese del luogo sono gli affreschi, eccezionali quelli del santuario di San Francesco dove si è protetti da una volta celeste e circondati dalla vita del santo, un tripudio di colori e forme da togliere il fiato. Qui hanno lavorato artisti del calibro di Giotto (autore anche degli affreschi della Cappella della Maddalena) del Cimabue, del Lorenzetti, del Sermei, di Jacopo Torriti e dell’artista anonimo umbro detto il “Maestro di san Francesco”.
L’itinerario continua con il Santuario di Chiesa Nuova, una volta questa era la casa della famiglia di Francesco, trasformata in chiesa nel 1615, qui si può vedere il luogo dove il Santo fu rinchiuso dal padre dopo la ribellione.
Sono anche altri i luoghi di incredibile interesse artistico oltre che culturale da vedere, come la Porziuncola, ovvero la chiesa dove San Francesco ebbe la conversione e decise di passare gli ultimi giorni della sua vita, una chiesa piccolissima e particolarissima, oggi inglobata e protetta dalla più grande chiesa di Santa Maria degli Angeli e che si trova alle spalle della stazione.
La mia visita, causa orari ridotti, si è conclusa qui, ma la vita di San Francesco ha toccato anche altri luoghi che vale la pena visitare, come il Santuario di San Damiano e l’Eremo le Carceri con spettacolare vista sulla valle sottostante.
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Un grande evento attende la città di Catanzaro, per la prima volta ospiterà le opere di Marc Chagall in una mostra dedicata al rapporto dell’artista con la religione ebraica ed alla sua interpretazione del Messaggio Biblico in chiave pittorica.
Le sale del Complesso Monumentale del San Giovanni ospiteranno 170 opere grafiche dell’artista russo, inoltre la mostra Chagall. La Bibbia, che partirà il 23 Maggio prossimo, è corredata da un ampio apparato didattico sui temi chagalliani e biblici, sull’ebraismo in Calabria e sulle influenze dell’arte ebraica sulla cultura contemporanea.
Il percorso della mostra è stato studiato per mettere in luce il profondo e personale rapporto che Chagall aveva con la religione e soprattutto con le scritture del Libro sacro; con la serie della Bibbia (in bianco e nero e a colori) e La storia dell’Esodo emerge come la Bibbia per l’artista sia soprattutto una storia di uomini.
Le creature che animano i racconti e le storie della Bibbia, per Marc Chagall sono i veri protagonisti, non la Creazione, infatti tra le figure da lui rappresentate troviamo patriarchi e profeti, re e regine, spose e pastori (Noè, Abramo, Giacobbe, Isacco, Rebecca, Rachele, Giuseppe, Mosè, Aronne).
Domenico Piraina, curatore della mostra, a chiusura del percorso espositivo ha inserito una ricca collezione di opere di due artisti contemporanei: Max Marra che con la serie Il ghetto ripercorre la drammatica storia del popolo ebreo e Antonio Pujia che, con l’installazione “ceramiche parlanti” Pirgos, composta da 7 vasi in ceramica decorata e creata dall’artista appositamente per la Giudecca di Bova, ha reso omaggio all’antica comunità ebraica presente nell’area grecanica calabrese, riproducendo gli antichi e sacri simboli ebraici della Menorah, della Stella di David o dello Shofar .
Sarà, inoltre, possibile visionare una ristampa del 2006 del Commentarius in Pentateuchum di Rashi (Rabbi Salomon ben Isaac), unico, raro ed antico tomo edito a Reggio Calabria il 18 febbraio 1475 con caratteri ebraici mobili, senza vocali, il cui originale è conservato presso la Biblioteca Palatina di Parma.
Il visitatore avrà anche la possibilità di ascoltare le sonorità della musica colta popolare dalla voce di Francesca Prestìa che con tre brani rende attuali le tradizioni del panorama musicale calabrese e promuove le conoscenze di antiche lingue (grecanico, l’ arbëreshe e l’occitano-guardiolo) ancora oggi regolarmente parlate in alcuni contesti calabresi.
L’obiettivo della mostra è quello di far riscoprire ed apprezzare il patrimonio culturale, materiale e immateriale, che definisce l’identità stessa della Calabria e che purtroppo è poco noto e diffuso, nonostante gli sforzi di ricercatori, archivisti e archeologi. Una storia antichissima che ritroviamo anche nella conformazione urbanistica di molte città calabresi, una eredità storica consolidata che oggi è nuovamente il fulcro nei processi di ridefinizione identitaria sperimentati in diversi centri della Calabria, in cui la memoria ebraica è sempre più un valore che si integra con la crescita culturale e lo sviluppo delle risorse endogene dei territori.
L’esposizione, che si concluderà il 29 Agosto 2021, è prodotta ed organizzata dal Comune di Catanzaro e dall’Assessorato alla Cultura della Città di Catanzaro con Arthemisia, la realizzazione si deve al contributo della Regione Calabria, con il Patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Catanzaro e con il fondamentale contributo della Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, grazie a cui tutte le scuole della Provincia di Catanzaro potranno usufruire dell’ingresso gratuito alla mostra.
Milano- Lo scorso 13 Marzo si è spento a causa di complicazioni dovute al Covid-19 il fotografo Giovanni Gastel. Il mondo dell’arte perde un altro grande maestro, che aveva fatto della sua fotografia un mezzo per poter consacrare ai posteri i volti noti del mondo dello spettacolo.
Quasi sei mesi fa, lo scorso 15 Settembre, veniva inaugurata al Maxxi la sua mostra The people I like ,con una selezione di 200 ritratti che ritraggono volti di persone del mondo della cultura, del design, dell’arte, della moda, della musica, dello spettacolo e della politica, che lo stesso Gastel ha incontrato durante i suoi 40 anni di carriera.
“Il Covid ci ha strappato anche Giovanni Gastel. La fotografia italiana perde un grande protagonista amato e stimato in tutto il modo. Un artista originale, garbato e dal profondo senso estetico che con i suoi scatti ha saputo ritrarre e cogliere l’intimità dei grandi personaggi della moda e della cultura internazionale. -Queste le parole del ministro della cultura, Dario Franceschini, che prosegue – Ci mancheranno la sua arte e la sua intelligenza”.
Aveva 65 anni ed era ricoverato presso l’ospedale in Fiera di Milano, lascia la moglie Anna e i figli Luchino e Marco con le loro famiglie.
I funerali si svolgeranno in forma strettamente privata. Mentre appena si allenterà la stretta dovuta al Covid-19, sarà celebrata una funzione religiosa per tutti quelli che gli vorranno rendere l’estremo saluto.
Photo by Stefano Guindani
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Come anticipato nel precedente articolo, anche quest’anno RGB Light Experience, vincitore dell’Avviso Pubblico Contemporaneamente Roma 2020-2021-2022 , torna a Roma con la sua quinta edizione.
Le sue luci torneranno a fare compagnia ai romani che vorranno recarsi nei siti che ospiteranno la kermesse.
Nel precedente comunicato stampa erano state indicate le Torri Ligini all’Eur, come sito che avrebbe ospitato la data finale del progetto, purtroppo però a causa di intoppi, non chiariti nel nuovo comunicato stampa, la nuova sede che ospiterà la data di chiusura del 22 Dicembre p.v. è stata sostituita con la Rampa Prenestina di Via Teano, altezza civico 223.
Il complesso è stato costruito come magazzino per il Teatro dell’Opera. Cambiò in parte destinazione alla fine degli anni ‘60 e venne adattato a scuola. Negli anni ’70, nei piani superiori, ha ospitato la funzione residenziale accogliendo famiglie di sfrattati. Al momento la parte circolare è abbandonata, per questo è stata selezionata e potrebbe essere perfetta per un Museo della Luce.
Ricordiamo che per questa edizione sono state selezionate 18 opere di luce site specific e che, diversamente dagli anni passati in cui le opere erano fisse, quest’anno saranno movimentate, grazie a camion attrezzati, all’interno dei 4 siti selezionati per ospitare le installazioni di RGB. Le opere saranno fruibili dalle 18:30 fino all’orario di blocco imposto dalla normativa vigente, saranno visibili sia dai pedoni che da chi passa in auto o con i mezzi pubblici, sia dalle finestre degli appartamenti che in diretta streaming sui canali social di RGB.
Definito, inoltre, il calendario di La necessità di modificare l’esistente, un ciclo di incontri con manager, docenti e artisti, che prevede anche laboratori per i più piccoli e workshop intensivi rivolti a chi vuole approfondire la conoscenza della light art e dell’arte digitale.
Il 20 Dicembre parte il primo appuntamento, Naturare, che coinvolgerà tutti gli artisti in programma per RGB Light Experience 2020. Giorno 21 Dicembre, ci saranno due appuntamenti per Luce trasversale, alle ore 10:30 con i docenti Isa Helena Tiburcio dell’Accademia di Belle Arti di Brera, Gisella Gellini del Politecnico di Milano, il manager Mauro Annunziato di ENEA e gli artisti Diego Repetto e Flavia Tritto; la sera alle 20 ci sarà il secondo appuntamento, Whisper Talk, un insieme di conversazioni via radio a cura di Carlo Infante/Urban Experience.
La giornata del 22 Dicembre sarà dedicata a Riflessioni per un nuovo paesaggio urbano notturno, con gli interventi del docente de La Sapienza Stefano Catucci, degli artisti Daniele Spanò e Federico Petrei di DELTAPROCESS e di Elettra Bordonaro, fondatrice di Light Follows Behaviour.
Le giornate del 28, 29 e 30 Dicembre saranno dedicate a Luce e interattività: progettazione e physical computing, un ciclo formativo curato da Fab Lab Ostiense.
Per i più piccoli ci sarà il laboratorio didattico Scratch. Videoarte per bambini, organizzato da Fab Lab nei giorni del 28 e 29 Dicembre.
In periodi come quello che stiamo vivendo adesso, dove si evitato gli assembramenti ed i luoghi chiusi, gli amanti dell’arte possono approfittare della nuova edizione di RGB Light Experience per godere della bellezza delle opere anche solo durante una passeggiata. Dal 19 al 22 Dicembre 2020 la capitale sarà illuminata da 18 opere di luce site specific, che coloreranno e ridisegneranno alcuni quartieri di Roma, dando l’impressione di essere in un museo a cielo aperto.
RGB Light Experience è un festival di light art, urban light e video-mapping, che punta a creare un nuovo rapporto fra uomo e città aprendo nuovi scenari che ridisegnano la città. Deve i suoi natali all’associazione LuciOmbre srl che dal 2009 si occupa di produrre, organizzare e realizzare eventi, sia culturali che privati, e di progettare e sviluppare allestimenti museali ed espositivi, con particolare attenzione alla scenotecnica ed all’illuminazione artistica. Dal 2015 sotto la direzione di Diego Labonia portano a Roma le opere di luce di diversi artisti visivi e light designer nazionali ed internazionali.
Quest’anno, dunque, si svolgerà la quinta edizione che diversamente dalle precedenti presenterà modalità di fruizione rinnovate ed adeguate nel rispetto delle vigenti normative anti Covid-19. Diversamente dagli anni passati in cui le opere erano fisse, quest’anno saranno spostate, grazie a camion attrezzati, all’interno dei 4 siti selezionati per ospitare le installazioni di luce. Le opere saranno fruibili dalle 18:30 fino all’orario di blocco imposto dalla normativa vigente, saranno visibili sia dai pedoni che da chi passa in auto o con i mezzi pubblici, sia dalle finestre degli appartamenti che in diretta streaming sui canali social di RGB.
La locandina realizzata per l’evento dall’artista Mariano Peccinetti, mostra l’uomo che volge lo sguardo in modo contemplativo alla natura, così come vuole il tema di questo anno Naturare, che ha l’aspirazione di capovolgere il concetto secondo cui l’uomo è al centro della natura ed iniziare a pensare il genere umano come una piccola parte di diversi sistemi vivi ed interconnessi, i cui equilibri sono oggi gravemente pregiudicati, proprio a causa dell’intromissione umana.
Le opere previste per questo festival della luce sono 18, ognuna con un significato preciso:
Attive da anni nel campo teatrale e musicale come scenografe e light designer, Chiara Patriarca e Francesca Cecarini hanno firmato Giardino di cemento armato realizzato con l’ausilio di morbide luci policrome arricchite da sonorità a volte vibranti ed a volte delicate; il collettivo Deltaprocess ha realizzato Overflow che rappresenta l’evoluzione spaziale di una muffa sulla mappa del Pigneto, opera realizzata attraverso mappe psico-geografiche e la tecnica della deriva di Guy Debord; l’artista olandese Hinrich Gross con l’opera Groninger Tiles riflette sulla natura dei pixel.
Tutto tatto a perdere dell’artista internazionale Lino Strangis è dedicata alla perdita dei contatti umani in tempi di pandemia; Y.K. L’altra metà del cielo dedicata all’artista Yves Klein dall’architetto ed artista Diego Repetto accompagnato da Gianni Maroccolo, compositore e produttore indipendente. Ellissi 2.0 che abbraccia astronomia, matematica, pittura e cinema, è uno dei tanti interventi realizzati per l’evento dall’attrice, videomaker, regista e performer Simona Verrusio.
Le artiste Lea Brugnoli e Anna Torrazza, madre e figlia hanno firmato l’opera Dissolvenze che si aggiunge ai loro lavori sul precinema; Luca Cataldo per RGB ha realizzato Legame, opera incentrata sulle modalità simboliche che legano il mondo vegetale a quello animale; Luca Mauceri con il collettivo MediaMash Studio ha firmato l’opera Crescerà l’erba sulle nostre città che riflette sull’interazione tra uomo e natura all’interno di un contesto metropolitano.
I creativi di Quadro Quantico hanno realizzato Data Storming dove un flusso caotico di dati riesce ad armonizzarsi accanto al volo degli uccelli nel cielo, trasformandosi così in un quadro digitale che invade lo spazio pubblico modificandone la percezione; simile è l’opera del Collettivo L4R, Concrete Walls, un mosaico della Natura che vuole ridefinire i muri cittadini e attivare il processo della contemplazione; Daniele Spanò invece con Fino a qui mette a confronto un teatro e una piazza proponendo così una riflessione sull’architettura come superficie che separa lo spazio interno da quello esterno; Su un concetto simile si basa l’opera di Olga Tuzova e Lorenzo Pagella, Teatri d’Italia, che propone una carrellata malinconica sui teatri vuoti che, in questo periodo in cui la pandemia ne ha obbligato la chiusura, si appropriamo della strada per andare in scena davanti ad un pubblico reale. Un’altra loro opera selezionata per questa rassegna è La Vita prima e dopo, chiaro riferimento al profondo stravolgimento causato dalla pandemia.
Segni di Luce è una raccolta in loop dei migliori lavori di light painting del collettivo di fotografi e performer I light; Raw Flows (Dancing Bodies Chainge the World) , realizzata dall’artista barese Flavia Tritto, è una raccolta di 4 video installazioni sull’andamento delle waveform RGB (oscilloscopio digitale) risultanti da sequenze video, i cui protagonisti ballano in luoghi differenti fino a fondersi con l’ambiente circostante incitando al movimento senza vincoli e liberatorio volto a connettersi con se stessi ed il mondo.
L’artista francese Jeremy Oury presenta l’opera performativa Emersive, che attraverso componenti video e audio spazia tra griglie e frattali evocando, con l’ausilio di registrazioni d’archivio, il contributo apportato dalle scoperte scientifiche e tecnologiche alla società; Simone Palma e Raffaele Settembre, artisti attivi nel campo teatrale, che con l’opera Attraversamenti#02 propongono una riflessione sulla identità e la percezione di sé
I luoghi designati ad ospitare queste opere di luce, sono luoghi dalle storie differenti e con differenti peculiarità, ciò che li accomuna è essere dei luoghi sospesi, stretti tra la perdita di identità e una continua condizione di precarietà causata da un caotico sviluppo urbanistico.
Questi luoghi hanno radici profonde nella cultura romana e negli anni sono diventati il simbolo del degrado urbano e dell’uso sconsiderato del bene pubblico. Questa loro caratteristica li ha resi perfetti per accogliere questo festival, tre di questi siti sono scelte storiche di RGB e fanno parte dei quartieri Pigneto e Torpignattara, Le Torri Ligini che affacciano sul laghetto dell’Eur, fanno il loro ingresso per la prima volta questo anno e saranno illuminate per la serata conclusiva dell’evento.
Questo festival porta con se un messaggio politico forte così come espresso dal direttore artistico Diego Labonia: “L’Umanità agisce in modo invasivo e irresponsabile, egoistico e arrivistico, illudendosi di governare il mondo naturale e ignorando le responsabilità che ha nei confronti di esso. È necessario introdurre un cambiamento rapido e radicale: abbiamo la responsabilità di prenderci cura della Natura, questo è il pensiero che deve governare le nostre azioni quotidiane, facendoci ispirare dalle visioni degli artisti. Come possiamo, attraverso l’arte, ‘Naturare’ l’impatto dell’azione dell’intera Umanità e metterla in armonia con la Natura?” La risposta sta nel trasformare un azione effimera, definita nello spazio e nel tempo, in qualcosa di permanente che abbia un valore nel tempo.
Per coloro che volessero approfondire la conoscenza della light art e dell’arte digitale è stato pensato il programma La necessità di modificare l’esistente, un ciclo di incontri con manager, docenti e artisti, laboratori per bambini, e workshop, che partiranno il 20 dicembre per concludersi il 30 dicembre.
Di seguito i luoghi del festival:
Parco Giordano Sangalli | 19 dicembre viale dell’Acquedotto Alessandrino
Il Parco Giordano Sangalli si trova in Viale dell’Acquedotto Alessandrino ed è uno dei tre parchi pubblici del quartiere di Tor Pignattara. L’area dell’Acquedotto fu interessata nel corso del ‘900 da fenomeni massicci di speculazione edilizia e di edilizia spontanea. Immigrati dal sud Italia ma anche sfollati del centro durante il periodo fascista costruiscono le loro case addossandole proprio all’Acquedotto. Una volta abbattute, hanno lasciato spazio all’attuale parco Sangalli.
Parcheggio Pavoni-Pigneto |20 dicembre Tra via del Pigneto e via Luigi Pavoni
L’area parcheggio Pavoni/Pigneto rappresenta quello che può accadere quando si costruisce senza nessuna progettazione urbanistica, ma lasciando semplicemente spazio al mero accostamento casuale di palazzi alti quattro volte le costruzioni già esistenti. La casualità ha dunque creato una bruttura: cinque muri ciechi fanno da scenario in questo incastro di colate di cemento, creando una “naturale” zona parcheggio.
Sopraelevata Tangenziale Est | 21 dicembre via Prenestina, altezza civico 52
È il tratto sopraelevato sulla via Prenestina della Tangenziale Est, una strada ad alto scorrimento progettata dall’architetto Kenzo Tange negli anni ‘60 ma già prevista dal piano regolatore del 1909, nata per unire la parte settentrionale e meridionale della città. La sopraelevata della tangenziale Est è stata una scelta azzardata, un’idea di inizio ‘900 che aveva tutte le possibilità di svilupparsi nel migliore dei modi ma che è finita per insinuarsi tra gli immobili costruiti dopo la speculazione edilizia del dopoguerra, creando così scenari urbani che sono sempre stati associati al degrado.
Nate nel 1961 negli ampi spazi dell’EUR e mantenendo le linee dettate dall’architettura razionalista, dopo esser state la sede di alcuni uffici del Ministero delle Finanze, le Torri Ligini non hanno avuto vita facile: per decenni il simbolo del degrado, dell’incuria e del cattivo utilizzo del bene pubblico sono cadute in disuso fino ai giorni nostri. Molti progetti di recupero si sono susseguiti dagli anni ‘90 in poi ma nessuno è stato realizzato.
Lo scorso 2 Novembre ci ha lasciati il grande Gigi Proietti. La scia di incredulità, dispiacere e lacrime che la notizia della sua morte ha lasciato dietro di se, rappresenta il grande valore che Gigi Proietti era riuscito a costruire.
Non credo di sbagliare dicendo che tutti aspettavamo con ansia i suoi lavori, che fossero fiction, film o show, lui sapeva coinvolgerti con la classe e l’eleganza dei grandi artisti.
Gigi Proietti sapeva dimostrare un profondo rispetto per ciò che faceva ed aveva anche un grande senso di responsabilità nei confronti del suo pubblico.
Un cavaliere, un uomo galante.
Gigi Proietti era una garanzia di successo per ogni lavoro, se c’era il suo nome in cartellone o nel programma allora eri sicuro di vedere un buon prodotto. Si presentava al pubblico con il suo folgorante sorriso, catturava l’attenzione con le sue movenze e riempiva gli animi con la sua sconfinata cultura.
Ha detto bene chi ha scritto che Roma piange il suo ultimo Rugantino, ma a piangere non è stata solo Roma ma l’Italia intera.
Dal 2 novembre siamo tutti un po’ orfani, privati dell’antica grazia e di quella completezza che caratterizzava artisti come lui.
In tanti gli hanno reso omaggio come potevano, al Tufello, quartiere di Roma dove era nato, è stato realizzato un enorme murale dipinto dallo street artist romano Lucamaleonte, su iniziativa della Regione Lazio e della società giallorossa attraverso la Fondazione Roma Cares.
Inoltre dopo l’intitolazione a Proietti del Silvano Toti Globe Theatre, dall’Associazione culturale Fellini arriva la proposta, indirizzata alla sindaca, di dedicargli un museo che sia anche Casa della romanità.
Scrivere in suo ricordo è stato difficile dopo tutte le parole meravigliose che sono state dedicate a lui durante la celebrazione laica del 5 Novembre, presso il suo Globe Theatre dai suoi amici, colleghi e ed allievi. Ma un blog di cultura come questo non poteva glissare su una simile notizia.
Luigi Proietti è nato a Roma il 2 novembre 1940 ed è deceduto 2 novembre 2020
Lascia la moglie Sagitta Alter e le figlie Carlotta e Susanna
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