Lago di Bolsena e dintorni

Durante le belle giornate che ancora regala l’autunno, sbalzi da inquinamento a parte, ci si può ancora concedere il piacer di effettuare delle escursioni al di fuori della propria città.

La meta questa volta è il Lago di Bolsena, un posto inaspettato circondato da numerosi paesi ricchi di storia, dislocati sia sul crinale dei monti Volsini, tra cui Montefiscone, dai cui si può godere una spettacolare vista sull’intero lago, sia sulle rive come: Capodimonte; Bolsena, che ha dato il nome al lago; Marta, principale e attivo porto dei pescatori; Valentano, con il suo ampio panorama dominante la conca del lago; Gradoli, su uno sperone di tufo dentro il recinto craterico; Grotte di Castro, con la sua struttura medioevale; San Lorenzo Nuovo, conosciuto per la pianta urbanistica tipica del Settecento.

Si parte con la visita di Montefiascone che si trova a 590 metri sul livello del mare, è uno dei colli più alto dei Monti Volsini e domina la sponda sudorientale del lago di Bolsena. Il borgo è stato edificato in epoca medievale, entrò a far parte dei domini della Chiesa nel VIII secolo, divenendo un importante centro politico economico.

Chiesa di S FlavianoLa chiesa che attira più attenzioni è sicuramente quella di S. Flaviano, eretta tra XI e XII secolo, si contraddistingue per la sua particolare struttura a due piani sovrapposti, la parte inferiore, di origine incerta, fu edificata sulle rovine di un precedente tempio, fu poi ricostruita nel 1032, a seguito delle incursioni barbariche, la parte superiore è composta da tre navate, come quella inferiore, ed ha ingresso separato. Questa chiesa fu molto importate perché situata sulla rotta del commercio, ha da sempre attirato l’attenzione di viandanti e sopratutto della Chiesa, infatti qui sono state inumate nel 1113 le spoglie del vescovo tedesco Johannes Defuk.

Dopo aver assistito all’incoronazione di Enrico V ad imperatore del Sacro Romano Impero per mano di Papa Pasquale II,  durante il viaggio di ritorno da Roma il vescovo si era fermato a Montefiascone attirato dal vino locale, noto ancora oggi come Est! Est!! Est!!! di Montefiascone, e qui rimase. Alla sua morte il fedele servo ne curò la sepoltura facendo incidere sulla lapide di peperino grigio, l’iscrizione in latino: «Est est est pr nim est hic Jo De Fuk do meus mortuus est» (Est est est propter nimium est hic Johannes De Fuk dominus meus mortuus est) ovvero “Per il troppo EST! qui giace morto il mio signore Johannes Defuk”. Ancora oggi in occasione in occasione della rievocazione storica del vino EST EST EST si ha l’usanza di sparger alcune gocce sulla tomba del vescovo.

Difficile stabili con esattezza quali siano le origini del Montefiascone, si sa che era il colle dove sorgeva il “Fanum Voltumnae”, luogo sacro dove i Lucumoni delle dodici città etrusche confederate si riunivano. Per alcuni studiosi il nome deriva da mons faliscum, in quanto i Falisci si erano stabiliti nella zona dopo la distruzione perpetrata dai Romani ai danni delle loro città. Ma la zona iniziò ad essere abitata solo dopo le invasioni barbariche, quando gli abitanti preferirono le zone alte in grado di dominare le valli e avvistare eventuali minacce.  Alla fine del primo secolo, così come per Viterbo e altre zone, anche Montefiascone entrò a far parte dei possedimenti della Chiesa.

Grazie alla posizione privilegiata, fu sempre oggetto di contese, fortificato e nel 1207 posto a difesa delle terre di proprietà di Innocenzo III, quando la Chiesa stava valutando di rientrare in Italia dal suo esilio ad Avignone, nel 1353 fu inviato il cardinale Albornoz, con il compito di riaffermare l’autorità della Chiesa e trasformò il Castello della Rocca (noto oggi come Rocca dei Papi) nella centrale operativa più temibile dell’esercito Pontificio. Fu Papa Urbano V, nel 13569, a conferire a Montefiascone il rango di Città dotandola di diocesi; successivamente il porgo conobbe un breve periodo di declino che terminò nel 1600,  grazie alla lungimiranza del cardinale Marco Antonio Barbarigo che la riportò agli antichi splendori.

Dai giardini della Rocca dei Papi si staglia un panorama incredibilmente spettacolare su tutta la Tuscia, dai Monti Cimini e dalla Tolfa, al monte Amiata e al monte Argentario, da Viterbo e dalla Conca d’oro di Montefiascone, una  valle ricca di appezzamenti coltivati, allo splendore del Lago di Bolsena con le sue isole.

Chiesa di S MargheritaMontefiascone è un borgo ricco di monumenti visitabili, oltre a quelli già accennati, si ricorda il Duomo noto come Cattedrale di Santa Margherita, iniziata nel 1519 e ultimata a termine nel Seicento, la cui imponente cupola è seconda per dimensioni solo a quella di S. Pietro in Roma.

La chiesa romanica di Sant’Andrea, edificata nel secolo XI, si nota per la sua semplicità. Quanto entrate al vecchio borgo alzate lo sguardo e soffermatevi sulla Porta Aldrovandi, passaggio obbligato, e sul Palazzo comunale.

I mesi estivi, sopratutto Agosto, sono ricchi di sagre ed eventi eno-gastronomici come l’importante Fiera del vino dove si  espone e commerciano i migliori prodotti di tutto il territorio, tra cui il locale “Est! Est! Est!”, l’Aleatico di Gradoli o la Cannaiola di Marta.

La Fiera fa da apripista a varie altre manifestazioni, come  In Cantina con Defuk, percorso eno-gastronomico nelle vecchie cantine, spettacoli e concerti serali all’aperto, e   il Corteo Storico che rievoca la leggenda del vino Est!Est!!Est!!!.

Il Lago di Bolsena si trova nel alto Lazio, al confine con Umbria e Toscana, rientra nel complesso vulcanico Vulsinio ed è quinto per dimensioni in Italia. Da Capodimonte, il piccolo centro abitato che domina le sponde del lago è possibile effettuare una visita guidate a bordo di un battello, da qui si possono facilmente ammirare sia l’Isola Bisentina dove sono ospitate numerose chiese ormai sconsacrate e l’Isola Martana, famosa per essere stata la dimora della Regina Amalasunta.

Isola BisentinaL’isola Bisentina è caratterizzata da una natura quasi incontaminata, tra i folti ed antichi boschi di leccio (pianta autoctona) si possono scorgere i numerosi monumenti tra cui la chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo del Vignola che risalta per la sua imponente cupola; il convento Francescano; il tempietto di Santa Caterina, conosciuto come la Rocchina, caratterizzato dalla pianta ottagonale del Sangallo e costruita su un colombario etrusco eretto su uno sperone di roccia a picco sul lago.

La nota cappella del Crocifisso che al suo interno custodisce affreschi del ‘400 ed infine la cosiddetta orribile Malta dei Papi, il carcere a vita per ecclesiastici colpevoli d’eresia, la cui strutture si limita ad una buia e piccola cella sita nel interno di una collina, il cui unico punto di luce arriva da piccola botola sita a 20 metri d’altezza. Il battello permette di vedere anche il lato Ovest, il Monte Tabor a Nord, gli strapiombi rocciosi ad Est e il verdeggiante lato meridionale.

Per quanto riguarda la cronistoria dell’isola, poche sono le tracce lasciate da etruschi e romani, ma i monumenti presenti sono la prova di precedente attività urbana; a partire dal IX secolo infatti le popolazioni iniziarono a rifugiarsi qui per scampare alle incursioni saracene, mentre verso la metà del 1200 il sito divenne proprietà dei signori di Bisenzio, che a causa di incomprensioni con gli isolani la abbandonarono dopo avergli dato fuoco.

Fu Papa Urbano IV a riconquistare l’isola nel 1261, ma purtroppo fu nuovamente distrutta nel 1333 da Ludovico il Bavaro, accusato d’eresia e scomunicato dal Papa. Nel 1400 sotto la proprietà dei Farnese conobbe un periodo di grande prosperità e visitata da numerosi Papi; successivamente nel 1635 durante il governatorato del duca di Castro, Odoardo Farnese, il quale determino la completa distruzione di Castro a seguito dell’inasprimento dei rapporti con la chiesa.

Dopo questo ultimo triste capitolo della storia, l’Isola Bisentina e l’isola Martana tornarono di proprietà della chiesa, per poi essere cedute a proprietà private.

MartanaPer quanto riguarda l’Isola Martana, che affaccia di fronte al abitato di Marta ad una distanza di circa 2 km, ha una caratteristica forma a mezza luna dovuta allo sprofondamento nel lago dell’altra metà del cratere vulcanico. La parte Nord dell’isola è caratterizzata da una ripida parete a strapiombo sul lago, invece la parete Sud essendo meno scoscesa favorisce la crescita di lecci ed ulivi.

Due sono gli episodi della della tradizione popolare che contraddistinguono l’isola, una vuole che nel 410 d.C. vi fossero nascoste le spoglie di Santa Caterina per sottrarle alle invasioni barbariche, l’altra invece si svolge durante il dominio dei Goti, qui venne segregata ed uccisa la regina Amalasunta per mano di un sicario ingaggiato dal di lei cugino e consorte Teodato per avidità e potere.  I primi cenni storici dell’isola Martana risalgono ad una bolla papale del 852 d.C. in riferimento al convento di S. Stefano, ivi costruito. Questo convento ha ospitato vari ordini di monaci: i Benedettini, gli Agostiniani e i Paolotti, ma già nel 1459, era ormai deserto.

Nel IX secolo la popolazione che si era qui rifugiata creo un comune dipendente, ma nel 1254 a seguito della nomina a podestà del conte Guittone di Bisenzio, la popolazione che non lo gradiva in poco tempo iniziò ad abbandonare l’isola, da qui in poi le sorti dell’sola Martana seguono quelle della vicina isola Bisentina. L’isola ora appartiene ad una società elettrica che la gestisce e controlla gli sbarchi sull’isola. 

Capodimonte, che come detto sorge sulle rive del lago, fa parte del comune dell’Isola Bisentina e si contraddistingue per il ricco turismo degli appassionati del lago. Si trova a m 334 sul livello del mare ed è distante 25 km a Nord-Ovest da Viterbo.Capodimonte

Lo sguardo viene subito catturato dall’imponente Rocca Farnese, che con la sua pianta ottagonale rappresenta il monumento più importante. La cittadina ha un attrezzato porto per barche a vela e a motore ed una spiaggia sempre affollata, questo ed un territorio ricco di storia la rendono una meta del turismo estivo.
La sua morfologia si deve all’intensa attività vulcanica della catena vulsinea, che cessò durante l’era quaternaria antica, il paesaggio è prevalentemente formato da colline che arrivano ad un massimo di 150 m dal livello del lago.

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Ultimo saluto ad Andrea Camilleri

Ieri, il 17 Luglio 2019, è arrivata la notizia della morte del Maestro Andrea Camilleri, che da un mese era ricoverato presso l’ospedale Santo Spirito di Roma a seguito di un arresto cardio-circolatorio.

Difficile scrivere di una personalità così complessa, che ha dato tanto alla cultura italiana rimanendo sempre una presenza forte ma discreta, senza sembrare faziosi o eccessivi.

Come egli stesso ha detto in occasione del documentario Andrea Camilleri, Io e la Rai, (interessante racconto in prima persona della carriera lavorativa dello scrittore), prima dei suoi successi letterari, il maestro Camilleri, durante il suo lavoro di delegato alla produzione Rai e sceneggiatore ha legato il suo nome a famose produzioni poliziesche della tv italiana, che avevano come protagonisti il tenente Sheridan e il commissario Maigret.

Durante il mese in cui è stato ricoverato in ospedale in tanti hanno scritto messaggi di vicinanza e incoraggiamento alla guarigione, ma data la tempra di Camilleri, sempre produttivo nonostante la sopraggiunta cecità, nessuno pensava ad un epilogo simile. Ora i social sono pieni di messaggi di cordoglio, tra i tanti propongo qui le parole di Luca Zincaretti, che più di tutti conosceva Andrea Camilleri, come docente in accademia prima e come padre di Montalbano (personaggio interpretato dall’attore romano) poi.

E alla fine mi hai spiazzato ancora una volta e ci hai lasciato. Nonostante le notizie sempre più tragiche, ho sperato fino all’ultimo che aprissi gli occhi e ci apostrofassi con una delle tue frasi, tutte da ascoltare, tutte da conservare.
E invece è arrivato il momento di ricordare. Di cercare le parole per spiegare chi sarà per sempre per me Andrea Camilleri. Un Maestro prima di tutto, un uomo fedele al suo pensiero sempre leale, sempre dalla parte della verità che ha raccontato tutti noi e il nostro paese.
Mancherai. È inevitabile, è doveroso. Per la tua statura artistica, culturale, intellettuale e soprattutto umana.
Le tue parole resteranno sempre con la stessa semplicità e con l’immensa generosità e saggezza con cui le hai condivise, da mente libera e superba quale sei.
Ma soprattutto mancherai a me perché in tutti questi anni meravigliosi in cui ho incrociato la mia vita con quella del commissario, mi sei stato amico. Ho avuto la strana sensazione che bastasse un tuo tratto di penna a cambiare la mia vita.
Ho vissuto accanto a te, nel tuo mondo, quello che avevi creato, quello che ti apparteneva perché uno scrittore non può che riportare se stesso nelle cose che scrive. E ho imparato tantissimo. Il rispetto per le persone, tutte, per se stessi, e per le persone deboli. Perché il tuo commissario è così che la pensa.
A volerti bene no. Quello già sapevo farlo dai tempi dell’accademia, quando non ci trattavi da allievi, ma piuttosto da colleghi. Ho imparato che il valore delle persone non c’entra nulla con quello che guadagnano, con le posizioni che ricoprono, con i titoli che adornano il loro cognome: le persone si valutano per quello che sono.
Adesso te ne vai e mi lasci con un senso incolmabile di vuoto, ma so che ogni volta che dirò, anche da solo, nella mia testa, “Montalbano sono!” dovunque te ne sia andato sorriderai sornione, magari fumandoti una sigaretta e facendomi l’occhiolino in segno di intesa, come l’ultima volta che ci siamo visti a Siracusa.

Il maestro Camilleri, a quasi un anno dal suo ultimo lavoro al teatro di Siracusa con il monologo Conversazione su Tiresia, lascia una generosa eredità all’Italia: la forza di un pensiero libero, attento alle evoluzioni sociali e rivolto ai bisogni del prossimo.

Concludo con le stesse parole da lui usate durante quel monologo, le stesse parole che la famiglia Camilleri e le persone a lui care hanno usato per salutare e ringraziare quanti tra i suoi lettori e amici lo hanno apprezzato e gli hanno voluto così bene: “Mi piacerebbe che ci rincontrassimo, tutti quanti qui, in una sera come questa, tra cento anni”.

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Rocca Calascio tra sogno e realtà

Con il caldo che impazza ormai ovunque uscire dalla metropoli diventa un’esigenza fisica più che mentale.

A tale fine non c’è nulla di meglio di una gita fuori porta.

Visitare i borghi vicini al proprio abitato, non solo rappresenta uno svago ma anche un modo per arricchire il proprio bagaglio storico culturale.

L’Italia da questo punto di vista offre tanto ed è interessante confrontarsi con luoghi e memorie passate. L’Abruzzo ad esempio è una regione che ospita numerosi paesi di origine medievale, arroccati sulle montagne per tenere d’occhio i nemici, così come si può riscontrare nel fiabesco borgo di Rocca Calascio.

Questo luogo fatato, situato su un crinale a 1.460 mt di altezza, ha ospitato numerosi set cinematografici che hanno contribuito ad accentuare l’atmosfera incantata del posto:  Lady Hawke (USA, 1985)  dove la rocca era il rifugio dell’eremita interpretato da Leo MecKern;  Il nome della rosa (FRA-GER-ITA, 1986) tratto dall’omonimo libro di Umberto Eco;  Il viaggio della sposa (ITA, 1997); L’orizzonte degli eventi (ITA, 2005); fino ad arrivare ai più recenti set, la serie Padre Pio (ITA, 2006) prodotta dalla RAI;  The American (USA, 2010) con George Clooney, questo film è un vero omaggio alla città dell’Aquila e alla sua provincia, tanti i paesaggi immortalati nelle riprese da Castel del Monte, Calascio a Castelvecchio Calvisio.

Raggiungere il borgo di Calascio per chi arriva con mezzi propri è relativamente facile, il percorso verso la Rocca è relativamente breve, anche se tutto in salita ed abbastanza faticoso,  lo spettacolo che viene offerto su in cima ripaga tutti gli sforzi.

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Il borgo della Rocca di Calascio è una piccola bomboniera fatta di tanti ristoranti ed attività commerciali che vivono proprio grazie al turismo locale e straniero, che raggiunge queste zone per ammirare la bellezza dell’Appennino abruzzese e della sua Rocca che domina l’intera valle.

Per apprezzare meglio il paesaggio e la sua struttura occorre fare un passo in dietro e ripercorrere la sua storia, la rocca è stata fondata nell’anno 1000, in realtà il primo documento storico che ne attesta la presenza risale al 1380, ma appare chiaro che era già presente e parte del luogo da tempo.

Come per la maggior parte delle fortificazioni medievali, la sua struttura era stata integrata con un torrione a forma quadrangolare con la funzione di avvistamento; tale rimase finché fu possedimento di Leonello Acclozamora della stirpe di Carapelle (XIV secolo).

La sua struttura fu successivamente integrata, durante la proprietà di Antonio Todeschini della famiglia Piccolomini (XV secolo) che la ricevette da re Ferdinando, con la fortificazione di una cerchia muraria in ciottolame e quattro torri di forma cilindrica per uso militare.  Durante questo periodo, inoltre, si sviluppò ai suoi piedi il piccolo borgo, spinto dalla crescita economica dovuta alla transumanza delle pecore sulla direttrice del reggio tratturo per Foggia. 

L’economia che ruotava attorno alla lana delle pecore crebbe molto nel tempo, tanto da attirare gli interessi della famiglia Medici, che nel 1579 acquistò la rocca ed il vicino borgo di Santo Stefano di Sessanio.

La storia italiana vede spesso il susseguirsi di violenti terremoti, sopratutto in questa zona, infatti la rocca fu gravemente danneggiata da un violento sciame sismico nel 1703 con conseguente abbandono della parte più alta del borgo a privilegio del sottostante paese di Calascio, che iniziò così a svilupparsi.

Nel XX secolo il sito fu completamente abbandonato e dimenticato, il centro abitato si concentrò verso are più agevoli e vicine ai luoghi del commercio, fu grazie alle prime ambientazioni cinematografiche, su tutti Lady Hawke, che alcuni abitanti colsero il potenziale turistico del posto e ricominciarono a popolare la zona convertendola con strutture ricettive e investendo su importanti opere di restauro e consolidamento del castello ed altri siti turistici.

Lungo il percorso che separa il borghetto della rocca dal castello si trova una piccola chiesa dedicata a Santa Maria della Pietà, un piccolo santuario eretto tra il XVI e il XVII secolo, meta di devoti e fedeli. Il luogo dove è stato edificato ha una valenza storico votiva, si narra infatti che in quello stesso luogo la popolazione locale ebbe la meglio su una una banda di briganti che li minacciava, mentre altre fonti fanno risalire la costruzione al 1451 forse su schizzi del Bramante.

Chiesa di Santa Maria della Pietà a Rocca Calascio

La struttura a pianta ottagonale del santuario, con un ambiente adibito a sacrestia appoggiato a una delle facciate ed una cupola ad otto spicchi, fa pensare ad una preesistente edicola rinascimentale. All’interno della chiesa, che presenta un complesso sistema di paraste tuscaniche, è possibile ammirare un dipinto della Vergine ed una scultura di San Michele armato.

Durante l’escursione a Rocca Calascio vale la pena organizzare anche la vista al vicino Santo Stefano di Sessanio, piccolo ed incantevole borgo medievale sito a circa 1.251 mt sul fronte meridionale del Parco Nazionale del Gran Sasso  e dei Monti della Laga.

Inutile dire che è un vero gioiellino, completamente costruito in pietra calcarea bianca, curato dai suoi abitanti con botteghe di artigianato locale e piccoli ristoranti, i danni del tempo e l’inclemenza dei terremoti che si sono abbattuti negli anni sembrano aver reso questo piccolo borgo ancora più affascinante agli occhi dei visitatori.

Passeggiando per le vie si può facilmente riconoscere l’influenza dei Medici, eleganti decori in pietra e muratura arricchiscono le strutture preesistenti come portali ad arco con formelle fiorite, finestre in pietra finemente decorate e bifore. La famiglia più potente di Firenze per fare in modo che i viandanti riconoscessero il luogo come sua proprietà fece porre il suo stemma sulla porta d’ingresso di sud-est. Nei pressi di questa porta si può vedere una piccola chiesa dedicata a Santo Stefano Protomartire, edificata tra XIV e XV secolo.

 

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Tante sono però le sorprese per i visitatori del borgo, come le abitazioni quattrocentesche, e la Torre del 300 (oggi in ricostruzione) dalla cui sommità si può vedere il panorama che dalle valli del Tirino e del Aterno si spinge sino alla catena del Sirente e della Maiella.

A parere delle guide, si consiglia la visita anche della vicina chiesa della Madonna del Lago eretta appena fuori le mura, nel XVII secolo,  sulle rigogliose rive di un piccolo specchio d’acqua.

Un piccolo suggerimento per gli amanti della gastronomia, il borgo di Santo Stefano in Sessanio è particolarmente rinomato per le sue lenticchie rosse che si possono acqiustare nelle botteghe del borgo.

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Tutti pronti per Villa Ada Roma Incontra il mondo 2019

Roma- Lo scorso 31 Maggio si è tenuta la conferenza stampa per annunciare le novità di Villa Ada Roma Incontra il mondo edizione 2019.

Tante le novità e gli artisti che si esibiranno sul palco di Villa Ada dal 18 Giugno al 5 Agosto; tra tutti citiamo: Garbage, Nada e Orchestraccia band formata dagli attori Marco Conidi, Edoardo Pesce, Luca Angeletti e Giorgio Caputo.

Il tema della 26esima edizione rimanda all’immaginario di Fellini e Pessoa, “Nulla si sa, tutto si immagina”, un clima più maturo ma allo stesso tempo sognatore, una programmazione in grado di riunire sul palco artisti di fama internazionale ed  i più accreditati artisti italiani, completamente diversi gli uni dagli altri ma che hanno saputo raccontare con ironia e lucidità le difficoltà del nostro tempo; un’atmosfera eclettica degna della multiculturalità e sostenibilità ambientale a cui si è sempre ispirato il festival.

Due i palchi che saranno allestiti a Villa Ada per queste kermesse, il Main stage, per i concerti e rappresentazioni a pagamento, ed il Mini DADA, palco ad ingresso gratuito dove si esibiranno band emergenti provenienti dalla scena indipendente locale, i cui concerti sono stati inseriti in calendario dai circoli Arci Trenta Formiche e Poppyficio; ci saranno anche e gli after party con nomi di tendenza, come Borghetta, Scomodo, Italian Stail, Toretta.

Grazie alla confermata partnership con Nastro Azzurro,  verranno inserite due date ad ingresso gratuito che vedranno salire sul palco della Nastro Azzurro Live due delle band più apprezzate dell’attuale panorama musicale indipendente italiano.

Ma Villa Ada Roma Incontra il mondo, non è solo musica e spettacolo, ci sarà infatti un area gratuita con un’articolata programmazione nel “D’Ada Park” che vedranno alternarsi diverse associazioni, tra cui Mediterranea – Saving Humans, che animeranno dibattiti sui i temi più attuali: migranti, conflitti, ambiente e donne.

Questi incontri sono organizzati da Arci Roma con il supporto di UNHCR – Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati; Un Ponte Per… Costruiamo ponti non muri; Terra! onlus; e AIDOS – Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo – onlus.
Nell’ambito di queste tematiche si inaugura anche un ciclo di presentazioni di libri e graphic novel noti sopratutto per l’editoria di denuncia.

Un bella novità di questa edizione è rappresentata dallo spazio Wellness dove si terranno lezioni di meditazione, yoga e fitness; confermate le attività ludico creative per i più piccoli creati in collaborazione con il campus estivo il Giardino di Lulù e il circo della domenica pomeriggio ADA Circus.

Anche quest’anno Villa Ada Roma incontra il mondo non trascura i più avventurosi, infatti sarà possibile esplorare: il bunker Savoia grazie alla rinnovata collaborazione con l’Associazione Roma Sotterranea e Forte Antenne grazie ad APS Progetto Forti.

Per chi si diletta di fonia sono previsti due workshop organizzati da Studio Nero.

Non mancheranno area ristoro con cibo di qualità,  degustazioni e una trattoria di pesce e cucina vegetariana dove si potranno trovare alcuni piatti tipici della cucina tradizionale italiana.

L’edizione del 2019, insomma,  ha la pretesa di essere un punto di partenza per la costruzione di un possibile altro mondo.

 

Nell’ambito dell’attenzione all’ambiente ed a temi green partner speciale è iRyciclo Play, confermata anche la collaborazione con la no profit Yourban2030 (molto nota per il suo green murales Hunting Pollution a Ostiense)

Media partner di quest’anno sono: Radio Rock, con una presenza giornaliera e quotidiani live da bordo lago; Il Romanista, Roma Today, Sentireascoltare, Zero Eu, Postit Roma, The Parallel Vision, Nerds Attack, Lester e Unfolding Roma.

La 26esima edizione di Villa Ada Roma Incontra il mondo vanta il patrocinio di Dada srl e ARCI Roma all’interno del programma dell’Estate Romana promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale, in collaborazione con SIAE.

 

Per seguire l’evento sui social:

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Per maggiori informazioni:

Mail: info@villaada.org

WhatsApp: 344 0712915 (attivo dalle ore 16 alle ore 21)

 

 

 

 

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Pif …che Dio perdona a tutti. Il Gutenberg Calabria chiude con successo l’edizione del 2019

Catanzaro- Lo scorso 25 maggio si è conclusa la 17esima edizione della Fiera del libro, della multimedialità e della musica, Gutenberg Calabria. Questa edizione è stata densa e particolarmente impegnativa per gli organizzatori, che hanno garantito  una ricca presenza di autori e di contenuti.

La conclusione è giunta con due importanti eventi l’assegnazione del 38esimo Premio Andersen come “Protagonisti della Cultura per l’infanzia 2019”, ritirato a Genova dal Presidente dell’associazione Gutenberg Calabria Armando Vitale e da Rosetta Falbo responsabile della sezione ragazzi del Gutenberg Calabria, e con un ospite particolarmente atteso dal pubblico giovane, un autore poliedrico che sa parlare con semplicità e con ironia di argomenti molto seri e che toccano particolarmente le terre del sud.

Pif al Gutenberg Calabria 2019

Si tratta di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, regista, attore ed autore del libro …che Dio perdona a tutti. Un libro che con ironia e semplicità, tra sciù alla ricotta e partite di calcetto, affronta il rapporto con la fede ai giorni nostri.

L’autore in questo romanzo mette in atto una sua teoria cercando di rispondere alla domanda: se tutti coloro che si professano fedeli vivessero realmente secondo le regole dettate dalla religione, si riuscirebbe ad essere veramente più felici e a vivere meglio?

Giunto da Lamezia Terme, dove il giorno prima aveva partecipato al Trame Festival, progetto particolarmente attento a quegli autori impegnati sui temi della legalità, della partecipazione e dell’impegno civile; Pif è stato accolto presso l’Auditorium Casalinuovo di Catanzaro da un pubblico principalmente formato da studenti e professori provenienti da tutte le province Calabresi e non solo, presente anche una delegazione di Napoli.

Qui gli organizzatori del Gutenberg Calabria, Loredana Marzullo e la Preside del liceo classico P. Galluppi Elena De Filippis, affiancate dai collaboratori Francesco Gaglianese e Cristina Brancaccio, hanno fatto gli onori di casa presentando Pif ed il suo libro.

Loredana Marzullo ha ringraziato Cristina Porcelli, presente in rappresentanza dell’Associazione Trame, la cui collaborazione ha reso possibile la presenza di Pif al Gutenberg. Come affermato dalla stessa Marzullo, questa collaborazione particolarmente virtuosa con l’associazione Trame apre un percorso di cooperazione che, si spera sia solo il primo di una lunga serie, perché rappresenta un punto di forza, un gradino in più verso l’emancipazione culturale di terre che a lungo sono state messe nell’angolo e dimenticate, ma che sono in grado, come si è visto durante questi anni, di garantire contenuti importanti e di stimolare il pensiero critico dei ragazzi.

Pif si è divertito a rispondere alle domande che gli studenti gli hanno posto ed è stato particolarmente catturato dall’intervento di un giovane ragazzo, Marco, che quest’anno deve affrontare la maturità classica, un ragazzo, come ha affermato lo stesso autore, che ha dimostrato di saper uscire dagli schemi e pensare con la propria testa, senza paura del giudizio altrui.

Durante questa presentazione è emerso un Pif molto determinato, che punta alla coerenza come valore, un professionista serio che difende ciò che ritiene giusto.

Al termine della presentazione Pif è stato preso d’assalto dai ragazzi per foto e firma copie, ma è stato possibile forargli una breve intervista.

 

Pierfrancesco questa è la prima volta che partecipi al Gutenberg, che impressione ti ha fatto?

“Mi capita di fare incontri, ma mi è parso un momento, una tensione che non è usuale. Mi è piaciuto molto anche lo scontro, tra virgolette, di Marco. Ed è questa la scuola di cui abbiamo bisogno.”

Sei riuscito ad esprime tutte le tue idee anche in questa sede?

”Si. Io ho detto le mie idee, ma quello che professo è mettere in discussione tutto. Anche le mie idee, i miei dei (qui apro una parentesi perché il gioco di parole non è stato casuale e Pif, restando all’interno del tema del suo libro ha voluto dire proprio che mette in discussione anche i suoi dei). La mia idea può essere funzionale può essere utile anche se messa in discussione, l’importante è che tu ti crei un’idea. Poi io spero che la tua idea sia simile alla mia, perché penso sia la più giusta ovviamente. Però ognuno si faccia le sue idee.”

Regista, attore, il testimone, adesso scrittore, con quale riesci ad esprimerti meglio ed a far passare il tuo messaggio?

” Io vivo la televisione come un mezzo per raccontare il presente e il cinema come un mezzo per raccontare il passato. Non riesco a vivere, a pensare al cinema, appunto, nel raccontare il presente, oppure per raccontare il futuro piuttosto che un modo per raccontare il passato. Ecco l’unico modo per raccontare il presente è guardando al futuro.”

Nel tuo libro affronti anche un argomento delicato come la morte, che rapporto ha Pierfrancesco con la morte?

”Ma così, queste domande così in mezzo alla gente? No io non ho paura della mia morte, nella mia testa io invecchierò, poi ora prendo l’aereo e finisce tutto. Ho il terrore della morte degli altri, più cresci e più questo terrore aumenta”

 

Leggi anche Gutenberg Calabria. Premio Andersen 2019

 

Foto presenti nel video:

Due sono le foto non di proprietà di Culturaalvento, una appartiene al profilo Instagram di Pif e l’ultima, una foto di gruppo, è proprietà di Francesco Lucia.

 

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Gutenberg Calabria. Premio Andersen 2019

Catanzaro- Oggi inizia ufficialmente la 17esima edizione della Fiera del libro, della multimedialità e della musica, organizzata dall’Associazione Gutenberg Calabria.

Questa edizione, che coinvolge cinque province della Regione con in calendario 150 incontri e ospita 60 autori, non è priva di sorprese, infatti è accompagnata da un’importante riconoscimento l’assegnazione del 38esimo Premio Andersen come “Protagonisti della Cultura per l’infanzia 2019”.

Premio Andersen 2019 al Gutenberg Calabria

“Per essere da sedici anni un progetto capace di crescere nel tempo, all’insegna delle idee, della passione e della competenza. Per aver messo al centro, partendo dalle scuole, l’importanza e la valenza educativa del libro. Per la capacità di rappresentare al meglio le non comuni potenzialità creative e il fermento culturale di una terra non facile come la Calabria” questa la motivazione espressa dalla Giuria per l’assegnazione del Premio Andersen.

Un grande traguardo per questo progetto nato dalle idee e dalla determinazione di Armando Vitale, presidente dell’Associazione Gutenberg Calabria e della Fondazione Imes, quando ancora era dirigente scolastico del liceo classico Galluppi di Catanzaro, che ha saputo trasmettere la stessa attenzione al progetto anche all’attuale dirigente scolastica Elena De Filippis, affiancata dalla referente del progetto regionale Gutenberg Ragazzi, Rosetta Falbo, che ritirerà il premio Andersen il 25 maggio presso Palazzo Ducale a Genova, proprio nel giorno in cui a Catanzaro si chiuderà questa edizione del Gutenberg.

Progetto Gutenberg Calabria 2019

Questo anno la Fiera del libro di Calabria, promossa dall’associazione Gutenberg Calabria e Fondazione Imes con il liceo classico Galluppi di Catanzaro alla guida,  ha come tema “Dedalo Icaro”, due metafore che rappresentano il valore della lettura e della cultura più in generale come strumento per uscire da ogni forma di labirinto.

A guidare al di fuori di questo labirinto, per rimanere all’interno della metafora, saranno autori di rilevanza nazionale tra i quali, Giovanni Impastato, Giuseppe Lupo, Mauro Bonazzi, Lisa Ginzburg, Luca Simonetti e Pif; non mancheranno scrittori calabresi come Carmine Abate, Domenico Dara, Piero Bevilacqua e Mimmo Gangemi.

Come tradizione, questa kermesse vede confermata la Sezione Ragazzi con 21 autori in cartellone; la sezione Off con workshop, laboratori e dibattiti incentrati su diversi temi di attualità, sopratutto l’ambiente, nello specifico dedicato alla figura di Greta Thunberg attuale portavoce delle nuove generazioni e agli insegnamenti di Papa Francesco.

“Ricca e partecipata con decine di scuole calabresi, associazioni, biblioteche che animeranno giornate intense – come espresso da Armando Vitale lo scorso 15 Maggio in conferenza stampa e riportato dal Corriere Calabria – il Progetto Gutenberg ha il suo ancoraggio primario nei libri, pretende che si legga il più possibile prima di discutere con gli autori. Quello che offriamo ai nostri ragazzi è la linfa dei libri: dobbiamo insegnare ai ragazzi ad essere autonomi nel pensare». L’intento di Armando Vitale, sempre come riporta il Corriere Calabria, è di riuscire a creare una scuola “che non sia subalterna al mercato del lavoro, una scuola viva in cui ci sia spazio: siamo per una scuola che non venga trasformata in una camera iperbarica, ricca di batteri positivi».

Per maggiori informazioni sugli appuntamenti in programma visitate il sito, la pagina Facebook o il profilo Instagram del Gutenberg Calabria.

 

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Eman. La nuova forza sonora della Calabria

Lo scorso Sabato (4/5/2019) presso la libreria Feltrinelli-Red di via Tomacelli a Roma si è svolta la presentazione del nuovo album di Eman, che ha colto l’occasione per promuovere il suo tour.

Presentazione album Eman 2019

Eman, al secolo Emanuele Aceto nato a Catanzaro il 25 Giugno del 1983, spinto dalla passione per la musica e la voglia di comunicare il proprio punto di vista sul mondo e ciò che lo circonda, imbraccia la sua prima chitarra all’età di 11 anni. Da quel giorno si immerge nel mondo della musica e dal 2001 diventa Eman, grazie al panorama musicale catanzarese di quegli anni, che vede emergere il reggae e la dancehall.

Nel 2005 costituisce il suo primo sound system Pennywise, da qui in poi la sua vita artistica è costellata di partecipazioni a vari open mic, spettacoli dal vivo in locali che permetto le esibizioni previa iscrizione, in tutta Italia per farsi conoscere. Nel 2009 esce il suo primo album completamente auto prodotto, Come Aceto, che nasce a seguito della fortunata collaborazione con il dj producer Mattia Masciari (SKG).

La strada che segue Eman è tutta in salita, con il collettivo Kuanshot attira a se l’attenzione del pubblico italiano con esibizioni in tutta Italia, anche il web inizia ad appassionarsi alle sue sonorità ed alle sue parole dense di personalità, tanto da attirare l’attenzione della Sony Music Italy che, dopo l’album Insane del 2012, lo mette sotto contratto.

Nel 2015 il suo singolo, Amen, resta primo in classifica nella viral 50 di Spotify per settimane e nel 2016 la Sony Music Italy pubblica il suo primo album ufficiale con lo stesso titolo del singolo, che raggiunge il 37° posto della classifica FIMI.

La musica è una forma di arte, che nasce dalla ricerca e dalla sensibilità dell’artista che la crea, Eman, come ha detto durante la presentazione durante le domande fatte dal pubblico presente, appartiene a questa categoria. La sua musica nasce di getto ed ha bisogno dell’ispirazione e del giusto tempo per poter essere creata, per questo resta lontano dalle gradi case discografiche che produco musica commerciale.

Le parole che accompagnano la sua musica sono espressione del mondo che lo circonda e delle ripercussioni che questo ha sulla sua sensibilità, non si tratta solo di esperienze personali nelle quali il pubblico può ritrovarsi o meno, ci sono anche riflessioni sugli eventi che coinvolgono la società e che in lui scaturiscono dei pensieri che esprime e comunica attraverso i suoi testi. Sono spesso questi testi che catturano l’attenzione della gente, sopratutto della generazione come la sua che si trova ogni giorno a combattere con le conseguenze che le decisioni politiche hanno sulla vita di tutti.

I testi di Eman sono testi impegnati che ricordano quelli di Rino Gaetano, anche se le sonorità sono diverse l’attenzione al panorama sociale e la voglia di parlarne accomuna i due autori, un’altra cosa che forse li accomuna, oltre alla capigliatura, è la distanza dal carosello musicale.

Eman preferisce tutelare la genuinità dei sui testi, però, a differenza di molti, nutre un profondo rispetto per le regole che governano i palcoscenici più autorevoli dell’ambiente musicale italiano ed è anche attento ad altri cantanti e autori che come lui appartengono al panorama italiano, De Gregori, Guccini, Coez, ma anche Calabresi come Brunori Sas, Kiave, Sergio Cammariere.

La presentazione è stata coinvolgente ed ha visto la partecipazione di numerosi fan di Eman, con molta generosità ha cantato i pezzi del suo album spiegandone la genesi, ha incitato i presenti a partecipare con applausi ritmati i quali hanno poi ricambiato cantando i ritornelli.

Presentazione album Eman 2019

Durante lo spazio dedicato alle domande ha espresso anche la sua opinione nei confronti della pirateria musicale, definendosi favorevole a fenomeni come Spotify che consentono la condivisione di musica di proprietà ai fini divulgativi, ma fermamente contrario a scaricare musica gratis, tanto da lanciare un hastag #offriunacenaaduncantante per favorire l’acquisto della musica.

La presentazione si è conclusa con il firma copie e le foto ricordo.

 

Per poter rimanere aggiornati sulle tappe della presentazione e sulle date del tour potete seguire il suo profilo Instagram @eman_name

 

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Il cuore verde di Roma, Orto Botanico di Villa Corsini

Lo scorso sabato (13/04/2019) su RTL 102.5 hanno presentato il libro “Il potere della meraviglia” di Francesco Dimitri, in questa sede l’autore è intervenuto esponendo l’importanza di ricominciare a catturare i piccoli miracoli nella vita di ogni giorno.

La parola meraviglia è quella più adatta a descrivere lo splendore dell’Orto Botanico di Villa Corsini a Roma.

Uno spettacolo sotto ogni punto di vista.

Giunti a via Corsini da via della Lungara, non ci si rende conto di trovarsi vicini ad uno dei polmoni verdi di Roma,  inoltre non si ha nessuna idea di cosa si celi dietro l’ingresso.

Una volta varcata la soglia della biglietteria lo sguardo si perde nella varietà di vegetazione che cresce rigogliosa, grazie all’opera del Dipartimento di Biologia Ambientale della Università Sapienza di Roma.

L’Orto Botanico, oggi Museo, copre una superficie di circa 12 ettari all’interno del centro di roma, il parco si estende da Via della Lungara al Colle del Gianicolo, l’area comprende anche il sito archeologico denominato Horti Getae, anticamente era la sede delle terme di Settimio Severo. Le origini dell’Orto Botanico risalgono all’istituzione di un pomerium o verziere, il primo di una lunga serie di giardini all’interno dei quali fu sviluppato l’Orto Botanico, durante il papato di Nicolò III (tra il 1277 ed il 1280).

Fu papa Alessandro VII a svincolare dal potere Vaticano l’Orto Botanico, che nel 1660 divenne proprietà dell’Università e la sede fu stabilita alle spalle della Fontana Paolina al Gianicolo. Più tardi, nel 1820, la sede fu spostata presso il giardino di Palazzo Salviati poiché più idonea ed attrezzata alla coltivazione di specie così diverse tra loro; mentre dopo l’Unità d’Italia, nel 1873 la sede fu trasferita nel giardino dell’ex convento di San Lorenzo in via Panisperna, per poter riunire tutti gli Istituti scientifici nella zona del Viminale.

La sede attuale fu stabilita nel 1883 quando la proprietà passò allo Stato, che designò Palazzo Corsini come sede dell’Accademia dei Lincei e i giardini come sede dell’Orto Botanico.

Questo sito organizza anche diversi eventi che mescolano sapientemente arte e natura, come Hanami 2019: Celebriamo la bellezza dei ciliegi in fiore organizzato in collaborazione con l’Istituto Giapponese di Cultura, svoltosi tra il 12 ed il 14 aprile scorsi.

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Presso questo polmone verde è possibile conoscere e studiare le diverse specie vegetali, che in questo luogo hanno trovato un loro equilibrio riuscendo a sopravvivere nel clima mediterraneo.

Per agevolare i visitatori viene fornita una brochure con mappa dei vari siti di interesse e brevi cenni sulla loro storia, ciò rende possibile orientarsi tra i vari tesori coltivati all’interno dell’Orto Botanico: Alberi monumentali, Bambù, il Bosco mediterraneo, Gimnosperme, il giardino degli aromi, il giardino giapponese, il giardino mediterraneo, l’orto dei semplici, la serra Corsini, la serra monumentale, la serra tropicale, la valletta delle felci, le palme, Piante acquatiche, il Roseto.

Camminando tra questa vegetazione si ha la sensazione di entrare in un universo parallelo, da qui sono completamente esclusi i rumori della città si sente solo il respiro della natura.

Quando si giunge al giardino giapponese ci si trova in prossimità del punto più alto del sito, la sensazione è quella di trovarsi realmente in uno dei giardini descritti nei documentari sul Giappone e risulta semplice abbandonarsi alla pace ad all’armonia che questo luogo trasmette; poco più avanti, in oltre, la natura apre un varco regalando una spettacolare vista di Roma.

Questo sito dedicato allo studio delle diverse specie vegetali racchiude diversi spazi verdi che catturano la curiosità, sono così vari che è difficile elencarli tutti, ma tutti indistintamente sono in grato di toccare le corde nascoste di ognuno di noi e scaturire meraviglia.

L’Orto Botanico di Roma è aperto tutti i giorni, inclusa la domenica. L’orario varia a seconda delle stagioni: nei mesi primaverili (da Aprile a Ottobre) l’apertura è dalle ore 9 alle ore 18.30; nel periodo invernale (da Novembre a Marzo) l’apertura è dalle ore 9 alle ore 17.30 .

Il biglietto d’ingresso € 8,00 Ridotto € 4,00 (controllate sempre sul sito per eventuali aggiornamenti)

Si organizzano visite individuali, di gruppo e per le scuole di ogni ordine e grado.

Per maggiori informazioni e prenotazioni fare riferimento al seguente indirizzo email: info-ortobotanico@uniroma1.it

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Il potere Green. Una risorsa per il futuro

Il potere Green (verde in italiano) è da sempre stato un argomento popolare, ma purtroppo nessuno fin ora, almeno in Italia, ha mai affrontato la questione con determinazione cercando di scalfire i preconcetti della gente ed il solito “laissez faire”.

Sto parlando della necessità di salvaguardare l’ambiente che ci circonda, ovvero la natura.

La natura sin da quando l’uomo ha iniziato a muovere i primi passi sulla terra è stata fonte di nutrimento e di protezione. Purtroppo l’incremento del fabbisogno umano, l’industrializzazione non controllata e lo smoderato consumismo con conseguente rilascio di rifiuti inquinanti, ha sconvolto l’equilibrio naturale.

Chi di noi ricorda i disegni che comparivano sui sussidiari delle elementari, sicuramente avrà memoria della famosa catena alimentare, insomma sia che noi siamo onnivori, vegetariani, vegani, fruttariani, che ci si nutra di sola acqua o sola aria, non abbiamo scampo tutto viene inquinato.

Alcuni continuano ad affermare che l’inquinamento ha effetti a lungo termine sull’ambiente e sull’uomo, ma noi stiamo già pagando per gli errori del passato, per ignoranza e disinformazione (la mancanza di riscontri sugli scarti industriali e lo scorretto smaltimento dei rifiuti). L’ecosistema sta pagando gli effetti dell’uso della bomba atomica e dei tanti incidenti alle centrali nucleari (uno dei più gravi quello di Cernobyl il 26 aprile 1986).

Tutto questo ha portato ad un incremento delle malattie, sopratutto tumori.

Fortunatamente tante coscienze sono state toccate dalle azioni portate avanti dalla giovane svedese Greta Thunberg, che a soli 15 anni ha sostenuto con tenacia e carattere le proprie idee alla conferenza sui cambiamenti climatici COP24 organizzata dalle Nazioni Unite a Katowice in Polonia (15 Dicembre 2018). Questa ragazzina ha deciso che doveva fare qualche cosa di concreto ed in prima persona affinché la politica, del suo paese e mondiale, metta in atto delle azioni concrete ed urgenti a salvaguardia dell’ambiente, così dal 20 Agosto del 2019 ogni venerdì invece di andare a scuola manifesta davanti alla sede del Parlamento Svedese con lo striscione SKOLSTREJK for KLIMATET.

Grazie alla risonanza creata dai social media, questa ragazza è stata in grado di organizzare una manifestazione globale di sensibilizzazione ed attenzione ai cambiamenti climatici, il 15 Marzo 2019 tutti gli studenti sono scesi in piazza ed hanno manifestato al Global Strike for Future, chiedendo alla politica misure concrete contro i cambiamenti climatici.

Prima di Greta tanti si erano occupati di sensibilizzare l’opinione pubblica e di fare qualche cosa di incisivo per l’ambiente, come Greenpace, ma le sue imprese non hanno purtroppo avuto la stessa risonanza, venendo presto dimenticate.

Invece il problema riguarda tutti noi, come afferma Gianni Silvestrini, Direttore del Kyoto Club e Presidente Exalto, in una recente intervista su il-Cosmo.com, egli sostiene che la concretezza del rischio ambientale e i continui cambiamenti climatici, devono essere una forte spinta al cambiamento delle abitudini dell’uomo e del lavoro, per attuare un un cambio di rotta costante e consapevole.

A questa marcia per il verde si è unito anche Alessandro Gassmann, attore romano, che già dalla giunta Marino cerca di sensibilizzare i romani alla cura della propria città pubblicando twitter con l’hashtag #Romasonoio; oggi in collaborazione con la Stampa e Kyoto Club, ogni venerdì pubblica un articolo dove descrive la storia di quelli che ha definito Green Heroes, ovvero delle società o degli individui che si impegnano con successo in una economia ecosostenibile producendo futuro e ricchezza.

Il problema è concreto, c’è bisogno di lavorare sodo affinché il futuro invece di essere grigio diventi verde, come la speranza che illumina gli occhi di Greta.

 

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Pescara tra mare e monti

La città natale di Gabriele D’Annunzio, Pescara, può rappresentare una valida meta per le gite fuori porta dell’ultimo minuto, per chi ha voglia di sfuggire al ritmo incalzante della capitale, ma sopratutto una valida meta turistica.

Per quanto il piano urbanistico post bellico non abbia dato precise indicazioni per la riedificazione, passeggiando per il centro cittadino tra palazzi popolari ogni tanto a sorpresa spunta qualche villa in mattone o abitazione bassa in stile liberty, piccoli gioielli architettonici che catturano l’attenzione.

Singolare è anche la pavimentazione che caratterizza le vie del centro, ricco di ristoranti e negozi, inoltrandosi in questo dedalo di strade si ha la sensazione di essere in un antico salotto. Qui affluisce la maggior parte della popolazione, per godere della cucina abruzzese o semplicemente per una pausa prima di raggiungere il vicino lungomare.

La bellezza e particolarità del capoluogo abruzzese è caratterizzato sopratutto dall’aria che si respira e dal paesaggio che offre; inoltrandosi verso il lungomare infatti si viene raggiunti da una piacevole aria di mare leggermente salmastra che si mischia con quella secca delle vicine montagne, spingendosi in fondo verso il Ponte del mare si può godere di un ricco panorama da un parte la distesa sconfinata offerta dal mare dalla parte opposta le cime dell’Appennino abruzzese.

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Il Ponte del mare, costruito nel 2009,  unisce le due rive del fiume da nord a sud e si estende per 456 metri di pista ciclabile e pedonale, tra i più lunghi d’Europa. La sua forma ricorda quella di una vela, la cui parte sospesa è ancorata ad un pilastro di acciaio edificato sulla sponda nord del fiume ed in posizione obliqua rispetto al corso del fiume.

Visitare i luoghi di interesse di Pescara è semplice e non richiede tempi lunghi di percorrenza. Venendo dalla stazione basta spingersi in linea retta per arrivare in centro e scoprire la Cattedrale della Divina Misericordia (o del Sacro Cuore di Gesù), una bellissima costruzione rivestita di mattoni a vista in stile gotico con un grande rosone  che domina la piazza da sopra il portone centrale a tutto sesto, mentre l’interno è composto da tre navate con volte a crociera in stile neoromanico, la luce arriva da tre grandi vetrate policrome ed istoriate.

La cattedrale fu edificata sul finire dell’Ottocento affinché l’ex comune di Castellammare Adriatico possedesse una propria parrocchia.

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Nella piazza davanti al portone si trova un presepe artistico in pietra, dello stesso stile della Cattedrale, realizzato dal Maestro Del Ponte Petronio Franco in esemplare unico e donato alla città di Pescara dall’Ordine dei Templari Cattolici d’Italia.

 

Per le vie del centro ci si può imbattere in un altra singolare scultura, L’Elefante di Vicentino Michetti collocato in Piazza Salotto.

Elefante di Michetti

Michetti, nato a Calascio nel 1909, si era trasferito nel capoluogo adriatico insieme alla famiglia nel 1920, dove negli anni Settanta realizzò l’opera, frutto di una voluta provocazione dell’artista nei confronti di tutte le opere realizzate per Pescara in quegli anni, che a suo dire sembravano delle costruzioni.

La statua originariamente era di colore grigio, mentre oggi appare di colore rosso mattone, questa seconda vita dell’elefante, a cui l’artista non poté assistere perché scomparve nel 1997,  si deve al finanziamento e sponsorizzazione da parte della Inner Wheel nel 2013 al fine di ripristinare lo splendore della statua fortemente deteriorata dal passare degli anni e da atti vandalici.- fonte IlPescara

Seguendo la via del mare, invece, può capitare di camminare accanto al Villino Nonnina che originariamente era l’abitazione del poeta Luigi Polacchi, vissuto dal 1894 al 1988, la quale tra gli anni trenta e cinquanta fu uno dei salotti letterari più importanti d’Italia a cui partecipavano, tra gli altri, personalità come Giovanni Gentile, Alfredo Luciani (con cui fondò nel 1934 il cenacolo culturale chiamato Casa di Poesia), Ignazio Silone, Domenico Tinozzi, Michele Cascella ed Ennio Flaiano.

Casa di Luigi Polacchi

Un’altra abitazione storica, dichiarata monumento nazionale nel 1927 e dal 2014 museo in gestione al Polo museale dell’Abruzzo, è la casa natale di Gabriele D’Annunzio che si trova in corso Manthoné 111. L’edificio settecentesco, proprietà della famiglia D’Annunzio a partire dall’Ottocento, fu sottoposto a diversi interventi di restauro sia da parte del D’Annunzio sia a seguito dei bombardamenti subiti nel corso della seconda guerra mondiale. 

Dalla parte opposta della stazione di Pescara, proprio davanti il lungomare, si è accolti da l’Approdo alla Nave (immagine di apertura dell’articolo), l’opera nota semplicemente come Fontana la Nave è un complesso scultoreo realizzato  nel 1987 dallo scultore Pietro Cascella a ricordo della tradizione marinaresca della città la cui forma ricorda molto una galea con tanto di remi.

Insomma questo capoluogo abruzzese ha veramente tanto da offrire che sia per un giorno o per un fine settimana, le attrazioni non mancano di certo.

Per coloro che partono da Roma possono facilmente raggiungere la città tramite autobus dalla Stazione Tiburtina.

 

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